Come il Movimento 5 Stelle aveva previsto e denunciato, la due giorni dell’Assemblea nazionale sul Mezzogiorno organizzata da De Luca a Napoli si è rilevata un mega spot sul referendum. Evento promozionato tappezzando la regione con manifesti giganti e inserzioni su giornali e siti web, tutto finanziato con soldi pubblici mediante apposita delibera della Giunta regionale che ha stanziato ben 500mila euro, in palese violazione della legge sulla par condicio che impone il divieto assoluto di qualsiasi forma di comunicazione istituzionale. De Luca, sceriffo senza stella, ha in pratica organizzato un evento fintamente istituzionale, con le solite promesse sulla pelle dei campani di centinaia di migliaia di posti di lavoro, guarda caso in piena campagna referendaria.
Fino a giungere all’indegno comizio di Renzi che ha definitivamente trasformato l’Assemblea per il Mezzogiorno in squallida propaganda per il si, a colpi di spot del presidente del Consiglio non eletto da nessuno. Il ducetto di Firenze e lo sceriffo della Campania hanno gettato la maschera, dimostrando ancora una volta di calpestare la legge pur di provare a racimolare qualche voto per il si, a botte di slogan e bugie. È una campagna referendaria condotta sul filo della disonestà, con la Serracchiani, già multata in Friuli Venezia Giulia per aver usato soldi pubblici per fare campagna per il si, con le lettere inviate da Renzi ai connazionali all’estero, gli studenti precettati a partecipare alla visita del presidente del consiglio a Pescara e le violazioni commesse in tante regioni tutte puntualmente denunciate dal M5S. De Luca non poteva essere da meno. Abbiamo già pronta una dettagliata segnalazione ai revisori dei conti, all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, al CORECOM e alla Prefettura, perché si faccia chiarezza sull’ennesimo raggiro di questa campagna referendaria fatto sulla pelle dei cittadini e usando pure i loro soldi,
di Marì Muscarà e Valeria Ciarambino, consigliere regionali M5S Campania