Davanti al fallimento della sua politica economica, con la disoccupazione reale ancora altissima, il Pil stagnante e il rapporto debito/Pil che non accenna a scendere, il Presidente del Consiglio si difende come può e sostiene che, almeno, le tasse sono scese. È vero? Naturalmente no, ma questo Governo ama giocare con i dati, manipolarli e rivenderli gonfiati ai cittadini.
Innanzitutto, le entrate dello Stato sono aumentate nel 2015 e aumenteranno anche nel 2016. Nel bilancio di previsione 2016, infatti, sono state programmate entrate per 578 miliardi di euro, contro le 533 del 2015. Un aumento di 45 miliardi. Sostenere che le tasse sono scese significa quindi dissociarsi dalla realtà.
Ma il discorso non finisce qui. Il dato principale, quando si parla di tasse, è la pressione fiscale. Le tasse possono anche salire in termini assoluti, ma se il Pil (reddito nazionale) cresce più velocemente delle tasse, diminuirà la pressione fiscale complessiva. Anche su questo fronte, però, il bilancio di questo Governo è negativo. Vediamo nel dettaglio.
Nel 2015 la pressione fiscale si è attestata al 43,7%, in aumento rispetto al 2014. Per il 2016, tuttavia, il Governo ha previsto un calo al 43,1%, dato che ha rinviato le clausole di salvaguardia al 2017. Il problema è che queste previsioni si fondano su una crescita del Pil 2016 del tutto campata per aria. Il Governo ha fatto i suoi calcoli sulla pressione fiscale partendo dal presupposto che il Pil 2016 crescerà del +1,6%. Ma come al solito ha sbagliato clamorosamente, e sempre in eccesso. Già nel 2015 il premier parlava di una crescita oltre l’1%, mentre le recenti stime dell’Istat dicono +0,6%, e il dato finale potrebbe essere ancora peggiore. Per il 2016, invece, è l’Ocse ad aver rivisto le stime ad anno appena iniziato: non +1,6%, ma +1%. Lo 0,6% di differenza significa un errore di previsione di quasi il 40%. Qualsiasi studente di economia sarebbe bocciato senza appello, ma al professor Padoan si perdona questo ed altro.
Sbagliare così drasticamente le previsioni sul Pil significa falsificare tutto l’impianto dei conti nazionali, pressione fiscale compresa. Il problema, per cittadini e imprese, è che le entrate programmate rimarranno intatte, dato che i vincoli europei non consentono altri sforamenti, mentre l’aumento ottimistico del Pil rimarrà sulla carta. Non è un caso che in questi giorni si stiano moltiplicando le voci di corridoio che vogliono una manovra di aggiustamento da parte del Governo. Se le tasse aumentano come previsto e il Pil molto meno, la pressione fiscale sarà molto più alta di quanto scritto nei documenti del Governo. Anche nel 2016, quindi, il Governo che si vanta di diminuire le tasse alle imprese, le aumenterà a tutti, cittadini e imprese.
Bisogna sperare che il Pil cresca almeno quanto dice l’Ocse, altrimenti il salasso per gli italiani sarà ancora più pesante. Va detto che nemmeno la stima Ocse sembra realistica, e il fatto che arrivi già a gennaio, quando ci aspetta un anno difficilissimo di crisi finanziarie e rallentamento cinese, è emblematico. Se le previsioni del Governo sono tutte errate, per rispettare il percorso di austerità imposto dai trattati europei l’unica via è tartassare i contribuenti a ritmi sempre più insostenibili.
Ci attendono tempi bui, nei quali l’aumento delle tasse e della pressione fiscale sarà l’unica certezza.