Segno meno. Giù fatturato e ordini dell’industria, cala l’export extra-Ue, brutte notizie per il Pil
Ieri niente #italiariparte, niente #italiacolsegnopiù, niente tweet sulla ripresa che ormai è agganciata. Quando i dati non servono a suonare la fanfara, il governo non li commenta. Eppure in due giorni l’Istat ha sfornato una serie di numeri che dovrebbero far riflettere Matteo Renzi sulla strada che sta facendo imboccare al Paese.
Il premier, ha già ingessato il bilancio del prossimo triennio e dal 2017 deve ricominciare a tagliare a colpi di un punto di Pil l’anno per portare il bilancio in pareggio: ha scommesso tutto sulla ripresa e gliene serve una ancora più vivace di quella scritta nelle previsioni del Tesoro, ma la realtà non sembra dargli retta. La strada di Renzi potrebbe finire contro un muro. Una breve analisi partendo da tre recenti comunicati dell’Istituto nazionale di statistica.
INDUSTRIA. Pessime notizie. Il fatturato, secondo i dati di settembre diffusi ieri dall’Istat, segna -0,1% su agosto e, soprattutto, -0,9% sul non eccelso settembre 2014. Non è un dato isolato: la media degli ultimi tre mesi dice -1,6% e, se non fosse per il settore auto (+18,4), sarebbe un disastro. Il segnale è particolarmente inquietante perché la zavorra vera adesso sono le esportazioni: a settembre -1,6%, mentre la domanda interna cresce anche se di poco (+0,6%). Ancor più preoccupante il dato degli ordinativi, che è considerato anticipatore dell’andamento generale dell’economia: -0,2% sul mese precedente, -0,8% rispetto a un anno prima (e qui cala tanto il mercato interno che quello estero con l’eccezione del settore auto).
IL PIL. La stima preliminare del terzo trimestre Istat dice + 0,2%: meno di quanto previsto dal governo e, soprattutto, meno di quanto gli servirebbe per centrare lo 0,9% totale di fine anno. Il capo economista del Tesoro, Riccardo Barbieri Hermitte, mise a verbale: non è stato ben ponderato il dato sul fatturato dei servizi, il settore nel quale “il Tesoro pensa ci siano gli andamenti più dinamici”. Previsione: “Ci sarà una revisione al rialzo a +0,3%”. In attesa che Istat faccia come dice il Tesoro, però è arrivato pure il dato sul fatturato dei servizi: nell’ultimo trimestre aumenta solo dello 0,1%, “mostrando segni di rallentamento nella crescita” rispetto i quattro trimestri precedenti (l’unico dato positivo, peraltro, è quello del trasporto aereo). E dire che questo settore avrebbe dovuto beneficiare del cosiddetto “effetti Expo”, che nell’ultimo trimestre riguarda il solo mese di ottobre. Insomma, le stime sul Prodotto dell’esecutivo traballano e non poco.
ESPORTAZIONI. Un governo accorto sarebbe molto preoccupato dall’ultimo dato diffuso da Istat: a ottobre (un numero che riguarda già l’ultimo trimestre dell’anno) l’export italiano extra-Ue segna -1,7% e nel trimestre addirittura -5,8%. Rallenta la crescita delle vendite verso Stati Uniti e Giappone, che avevano registrato un boom nei mesi scorsi, va molto male invece col Sudamerica, la Russia, la Cina, i paesi asiatici e quelli Opec. Nel frattempo, calano anche le importazioni totali grazie al basso presso del petrolio: il surplus di bilancia commerciale, però, a ottobre 2015 è inferiore rispetto a un anno fa e la dinamica è preoccupante. Anche a non voler ricordare che gli squilibri di bilancia commerciale sono alla base della crisi europea, anche gli effetti sul Pil (e quindi sui conti pubblici) non sono secondari: il rallentamento della sola Cina, secondo Istat, vale “una riduzione del Prodotto tra 0,2 e 0,3% nel 2016”
Marco Palombi
Il Fatto Quotidiano 26.11.2015