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L’assalto di Renzi alla prima casa

casaNegli anni a venire la riforma del Catasto iniziata dal Governo Renzi potrebbe costringere i cittadini a nuovi e insopportabili sacrifici. Come se le attuali Imu e Tasi non bastassero, la prossima revisione dei valori catastali ne aumenterà ulteriormente il peso, a meno di un deciso taglio delle aliquote che non sembra per nulla probabile.

La sostanza della riforma prevede infatti il calcolo dei valori catastali degli immobili a partire dal valore di mercato e dai metri quadri, modificando l’attuale sistema basato sul numero dei vani. Il problema è che gli attuali valori catastali italiani, secondo i dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare, sono in media 3,1 volte inferiori ai valori di mercato.

Aprendo il settore alle logiche di mercato, quindi, i valori catastali medi si alzeranno di molto e con essi gli esborsi per Imu, Tasi e altre imposte collegate alla prima e alla seconda casa. Nella delega fiscale, di cui la riforma del Catasto fa parte, è previsto per la verità che il nuovo metodo di calcolo avvenga a tassazione invariata. Ci chiediamo però come sarà possibile rispettare questo vincolo quando l’euro e i trattati europei ci costringono ogni anno ad aumentare la pressione fiscale nel nome dell’austerità e dei creditori esteri.

Se le aliquote non verranno toccate al ribasso, si stima che l’Imposta di registro, corrisposta in seguito alla compravendita dell’immobile, triplicherà, mentre Imu e Tasi raddoppieranno. Trattandosi di una media, per molti cittadini il conto sarà ancor più salato.

Prendendo, ad esempio, i dati 2014 di Milano, come fa il Corriere della Sera, il costo della Tasi sulla prima casa oscilla dai 210 euro per le case con valore catastale di 500 euro, fino ai 630 euro per le case con valore di 1500 euro. La riforma del catasto, a regime, potrebbe portare la Tasi sulla prima casa ad un valore che oscilla tra 410 e 1260 euro circa. A questi si aggiungerebbero i maggiori costi per una eventuale seconda casa, sulla quale è prevista anche l’Imu, restituendo un saldo finale macroscopico.

L’unica notizia positiva riguarda i tempi lunghi della riforma, che entrerà a regime probabilmente solo fra qualche anno perché dovranno essere rivalutati circa 62 milioni di immobili.

La via battuta dal Governo, però, sembra ancora una volta quella sbagliata. La fedeltà all’austerità europea e agli interessi finanziari si traduce in una pressione fiscale in continua crescita e oltre alla prima casa sono già stati messi nel mirino beni e servizi primari come la scuola, il trasporto pubblico e la sanità. Su un altro fronte il Jobs Act minaccia salari e stabilità del posto del lavoro.

Quello di Renzi è un assalto in piena regola alla ricchezza del Paese e a chi la produce, mentre il declino della nostra sovranità economica e parlamentare ci impedisce persino di reagire. La prima casa è un bene primario da tutelare con tutte le forze, e il M5S vigilerà perché le aliquote Imu e Tasi vengano sensibilmente abbassate come scritto nella delega fiscale. Se rivalutazione degli immobili deve esserci, che sia a costo zero per cittadini e imprese già soffocati da una gestione folle dell’economia.

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