Molta gente si è mobilitata affinché l’inceneritore non venisse costruito, poiché avrebbe portato con sé danni all’ambiente e alla salute, e pare che, almeno per il momento la “voce” della popolazione abbia vinto. Peccato che non ci sia stato e non ci sia tuttora lo stesso impegno per fermare un’altra opera altrettanto dannosa sul piano ambientale, ossia la “Pavoncelli Bis”. Forse per via degli interessi di “politici e imprese”? Di certo non è nell’interesse dei cittadini.
Iter azzerato. L’impresa non s’arrende
E’ stata revocata “in via di autotutela, ai sensi dell’art. 21 quinquies della L. 241/90” l’autorizzazione integrata ambientale per la realizzazione del cosiddetto inceneritore di Oliveto Citra. Sul Burc di lunedì scorso è apparso il provvedimento con cui è stato annullato “il Decreto Dirigenziale n. 66 del 5/02/2009 relativo al progetto “Ristrutturazione impianto di combustione biomasse, borlande e trattamento rifiuti civili ed industriali con recupero di calore e produzione di energia elettrica”. Si è conclusa così una battaglia coraggiosa, intrapresa nel luglio scorso da alcuni cittadini della Valle del Sele, che si sono battuti ad Oliveto Citra e Senerchi, Caposele e Calabritto, ma anche in numerosi Comuni bagnati dal Sele sul versante salernitano, per scongiurare il completamento di un impianto considerato ad alto impatto per l’ambiente e l’ecosistema idrico della zona. Comitati e amministratori locali della Valle del Sele hanno celebrato in queste ore la vittoria, salutando con soddisfazione l’avvenuto iter di revoca di tutti i provvedimenti autorizzatori regionali, avviato il 4 settembre del 2012. A spianare la strada alla chiusura definitiva del cantiere il primo atto allora era stata la revisione della valutazione di impatto ambientale, risalente al 2009. L’allarme dato dai comitati spontanei sorti per contrastare la realizzazione dell’opera, aveva sollecitato subito l’annullamento in autotutela da parte del’amministrazione comunale dei permessi edilizi, prima della Regione Campania che in conseguenza dell’atto comunale ordinò una circostanziata verifica della pratica. Partendo dalle osservazioni presentate dal Comune, gli accertamenti disposti dall’amministrazione regionale dimostrarono che <<la struttura rientrava per buona parte in un sito di interesse comunitario, circostanza non evidenziata al momento della presentazione di valutazione che risale al 2009>>. L’assessorato regionale all’Ambiente finì per condividere le conclusioni contenute nell’atto di autotutela con cui il Comune di Oliveto Citra aveva sospeso tutti i permessi di propria competenza. AGRICOLTURA E ACQUA. A sbarrare la strada all’impresa interessata a realizzare un impianto a biomasse per la produzione di energia elettrica sono stati soprattutto due fattori, l’ecosistema fluviale, da cui dipende peraltro il fabbisogno idropotabile di parte della Campania e della Puglia, quindi la vocazione agricola dell’economia locale. Sul tavolo dell’assessore all’Ambiente Giovanni Romano si sono accumulati per mesi dossier sulla incompatibilità tra il sito prescelto e l’impatto industriale dello stabilimento previsto. Una mano decisiva alla vittoria l’anno data i ricorsi prodotti dalla amministrazioni comunali e dagli enti preposti alla tutela ambientale e idrica. In mezzo anche una grande manifestazione interregionale, organizzata ad Oliveo Citra. Il 29 settembre davanti ai cancelli del cantiere, nel cuore dell’area industriale del paese, si radunò una folla di migliaia di persone, tra cui numerosi studenti. A questo punto i comitati festeggiano, in attesa di capire la prossima mossa dell’impresa, che potrebbe, come consente la legge, presentare una nuova valutazione di impatto ambientale, quindi un progetto diverso da quello attuale, ormai revocato.
Christian Masiello
Ottopagine 21 Febbraio 2013