I prefetti rispondono al ministro degli Interni. Sono usati in questi giorni come scudo da Alfano per la sua incapacità di gestire l’emergenza extracomunitari. L’ultimo caso è la rimozione del prefetto Maria Augusta Marrosu da Treviso per la gestione di 101 extracomunitari a Quinto, inseriti all’interno di un condominio. Ma il pesce puzza dalla testa, e la testa è Alfano. I prefetti prendono ordini non decidono, e se chi da le disposizioni è Alfano sono messi in situazioni impossibili. Si trovano a fare gli agenti immobiliari, a fare bandi per trovare un buco in cui mettere persone spesso non identificate che arrivano a ondate. La figura del prefetto fu introdotta in Italia da Napoleone nel 1802, ha la responsabilità generale dell’ordine e della sicurezza e di protezione civile nell’area di competenza. Il prefetto non è una carica elettiva, ma un dipendente del ministero degli Interni che lo usa in questi giorni come scudo umano. Questo governo conta come il due picche in Europa, lo si è visto con le quote, con i blocchi di Ventimiglia e del Brennero all’ingresso degli extracomunitari e ha come unica risorsa quella di scaricare sugli altri i propri problemi, in questo caso i prefetti, che diventano il bersaglio da colpire dato in pasto alla pubblica opinione. Claudio Palomba, prefetto di Lecce e presidente del Sinpref,sindacato che rappresenta oltre il 70% dei prefetti ha dichiarato “Siamo soli ad applicare le direttive del governo sull’immigrazione,spesso in totale opposizione ai sindaci. Siamo bersagli in prima linea. Ci stiamo letteralmente inventando un mestiere, facciamo persino gli agenti immobiliari. Nessun prefetto ha interesse a decidere in solitudine. Tutti ci aspettiamo di confrontarci con sindaci e assessori regionali. Ma se tu la soluzione non me la dai, io devo trovare il modo di collocare le persone“. Al Viminale c’è ancora posto, collocate lì i nuovi arrivi, a parte la puzza di pesce si troveranno bene.
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