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DA BUZZI 5 MILA EURO ALLA FONDAZIONE RENZI E 15 MILA AI DEMOCRAT

cene_pdMAFIA CAPITALE 2, IL CAPO DELLA “29 GIUGNO”INTERCETTATO CONFERMA VERSAMENTI DIRETTI ALLA OPEN DI CARRAI OLTRE CHE PER LE CENE. IL TESORIERE: “RESTITUITI DOPO L’ARRESTO”,

Per partecipare alla cena con Renzi “ho versato 15 mila euro al Pd e 5 mila alla Leopolda”. Salvatore Buzzi, sodale di Massimo Carminati nel Mondo di mezzo, fa il conto di  quanto gli è costato sedersi a tavola a poca distanza dal premier. Lo dice lui stesso nel corso di una telefonata intercettata due giorni dopo l’evento.
DALLE CARTE dell’inchiesta Mafia Capitale 2 emerge una nuova verità sulla presenza di Buzzi alla  serata di  raccolta fondi del Partito democratico organizzata dal segretario Matteo Renzi la sera del 7 novembre 2014 al Salone delle Tre Fontane di Roma: il ras della cooperativa 29 Giugno non ha versato solamente 10 mila euro come era emerso lo scorso dicembre dalla prima ondata di arresti nella Capitale. Non solo: oltre ai soldi al Pd spunta  un nuovo  versamento da 5 mila euro effettuato alle casse della Fondazione Open, la cassaforte personale del premier guidata dal fidato Marco Carrai e dall’avvocato Alberto Bianchi  nonché dal  ministro delle Riforme e rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi e da Luca Lotti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’editoria e segretario del  comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). 
Nel pomeriggio del 6 novembre Guarany  telefona a  Buzzi dicendogli di  chiedere i  dettagli della serata a Lionello Cosentino, ultimo segretario del Pd di Roma, commissariato da Matteo Orfini  lo scorso  dicembre. “Orario della cena e come ci buzzisediamo? ”. Buzzi esegue e comunica anche i nomi dei presenti: “Io, Guarany, Nanni (l’allora direttore generale di Ama, la municipalizzata romana per l’ambiente,Giovanni Fiscon,ndr)”. Tutti e tre ora sono in carcere ma quella serata  andò benissimo tanto che i tre continuarono a parlarne nei giorni successivi. La mattina dell’8 novembre alle ore  11.14 Buzzi svela  a Fiscon di aver fatto due versamenti diversi per poter partecipare alla cena: 15 mila euro al partito e 5 mila a Renzi per la Leopolda.Oltre ai riscontri bancari dei versamenti  gli inquirenti  riportano il messaggio inviato a Buzzi il pomeriggio prima della cena dall’onorevole Micaela Campana con gli estremi per il pagamento al  Partito democratico: “c/c intestato a Partito democratico presso: Banca Intesa San Paolo Spa Iban IT 47T0306903390680300093335 Causale: Erogazione liberale”. Messaggio che poi Buzzi gira al commercialista Paolo Di Ninno. Una volta ricevuto il messaggio del  buon esito dell’operazione il patron delle coop dava “conferma del bonifico appena  effettuato” alla stessa Campana. Quando nel dicembre 2014 dalle carte dell’inchiesta Mafia Capitale emerse che Buzzi aveva versato 10 mila euro leopolda3al Pd, il tesoriere del partito Francesco Bonifazi si  era impegnato  a rendere trasparenti i versamenti ricevuti alle due cene di raccolta fondi organizzate a Milano e Roma. Dopo una settimana di insistenze da parte della stampa e di richieste di informazioni, Bonifazi comunicò che la sera del 7 novembre con l’evento nella Capitale il Pd aveva registrato 840 adesioni, 441 bonifici per un incasso complessivo  di 770.300 euro per poi fare marcia indietro sull’annunciato elenco dei benefattori: “Ferma restando l’intenzione del partito  di dare  massima trasparenza alla cena di finanziamento esistono  ostacoli oggettivi  legati alla normativa sulla privacy e sulla divulgazione dei dati”. Ora, a  distanza di sei  mesi e con altri 44 arresti che hanno coinvolto l’intero Pd capitolino e  fatto emergere  persino una richiesta di soldi diretta a Buzzi per  pagare gli  stipendi del partito da parte del tesoriere cittadino, Carlo Cotticelli, la  necessità di  trasparenza appare ancora maggiore.
LA LEGGE sulla privacy a tutela di   quanti finanziano movimenti e fondazioni politiche è spesso usata  come paravento per coprire i benefattori come ha detto lo stesso Renzi nelle settimane successive allo scandalo   promettendo un   intervento legislativo  per attuare una reale trasparenza. Il premier, del resto, conosce bene la materia considerato  che dal 2007 a oggi ha avuto due associazioni (Noi Link e Festina Lenta) e due fondazioni (BigBang e Open) attraverso   le quali ha raccolto circa quattro milioni di euro e dei quali solamente si  conosce la  provenienza di appena il 40%. Ma dei cinquemila euro versati da Buzzi alla Open “ce ne siamo accorti”, afferma Alberto Bianchi, tesoriere della fondazione contattato ieri dal Fatto .“Mi sono insospettito per quel nome ‘ coop 29’indicato nella voce mittente del bonifico, ma era incompleto”, spiega. “Dopo gli arresti di dicembre però non volevamo lasciare nulla al caso, ovviamente il  clamore era enorme e così ho deciso di proporre al  cda di  restituire quel versamento:  nel dubbio meglio agire radicalmente, così poi è stato deciso con unanimità nel corso di un apposito cda” . Noi, aggiunge Bianchi,  “siamo da sempre più trasparenti possibile e spesso abbiamo per questo anche perso dei finanziatori”. Anche Buzzi se ne fa vanto. Lo dice ai pm. “Noi non abbiamo mai finanziato illegalmente la politica,  ma tutto  legalmente:Rutelli, Veltroni, Alemanno,Marino, Zingaretti, Badaloni, Marrazzo, tutti praticamente, anche  Renzi: tutti  contributi dichiarati in bilancio”.

di Davide Vecchi
Il Fatto Quotidiano 11.06.2015

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