Oggi tutti i giornali scriveranno che la maggioranza ha raggiunto uno storico accordo col ministro della Giustizia Andrea Orlando sulla legge anticorruzione che da due anni fa la muffa in Parlamento. Quello che non leggerete è che non c’è uno straccio di testo scritto: siamo sempre nella tradizione orale. Quando l’emendamento governativo sarà nero su bianco, bisognerà approvarlo uguale in entrambe le Camere che, peraltro, non hanno colpe sul ritardo biblico accumulato fin qui. Come i nostri lettori ricorderanno, si tratta di un semplice disegno di legge, altrimenti il governo avrebbe fatto un decreto (come per l’impellentissimo taglio alle ferie ai magistrati, che tra l’altro non saranno tagliate perché il decreto è scritto coi piedi). Era stato lo stesso Renzi, nel giugno scorso, a promettere un decreto, quando si trattò di bloccare il voto sul ddl alla Camera: ma era la solita balla, tant’è che quel decreto non arrivò mai perché B. non voleva. Col risultato di far perdere all’Italia altri 240 giorni e qualche miliardo in nuove mazzette impunite. Ora, come per incanto, sboccia l’accordo.
Troppo bello per essere vero. Se sia vero, lo vedremo se e quando finirà sulla Gazzetta ufficiale. Intanto registriamo una serie di coincidenze che fanno sospettare la solita ammuina. 1) Fino alla scorsa settimana il Pd non andava neppure alla toelette senza il consenso di B. “Le riforme si fanno con FI”. “Forza Italia è un alleato leale e affidabile”. “Giusto fare compromessi con B.”. “Il Nazareno regge”. Fra le più fedeli alla linea c’era la vicesegretaria Debora Serrachiani, già antiberlusconiana in un’altra vita, poi filo-berlusconiana fino all’altroieri, quando all’annuncio di tal Toti sulla morte del Patto ha risposto: “Meglio così”. Ma come: quando lo dicevamo noi, eravamo “ossessionati da B.” e ”accecati dall’antiberlusconismo”, e ora che lo dice lei va tutto bene? 2) Da un anno, cioè da quando Renzi ricevette B. per la prima volta al Nazareno, abbiamo assistito a una pantomima di bugie e ricatti incrociati: Renzi e Pd minacciavano B. sventolandogli anticorruzione, conflitto d’interessi, falso in bilancio e decreto fiscale come il crocifisso e l’acquasanta davanti agli indemoniati, senza poi approvare un bel nulla; B. rispondeva minacciando Renzi e il Pd facendo il ritrosetto sull’Italicum e il nuovo Senato, salvo poi votargli tutto.
Ora ci raccontano che è tutto finito. È bastata la dichiarazione di guerra di Toti, poi mezzo rimangiata da Romani, per far apparire all’improvviso dans l’espace d’un matin tutto ciò che attendiamo pazientemente da 15 anni e che era stato bocciato dallo stesso Pd non più tardi di mercoledì: anticorruzione, falso in bilancio (perseguibile d’ufficio e con soglie più basse di quelle che Orlando aveva copiato da B. appena 20 giorni fa), niente condono per le frodi fino al 3%, più tasse a Mediaset sulle frequenze (appena ridotte nel Milleproroghe).
Troppa grazia, San Matteo. Sarebbe bello credere che è tutto vero. Ma il sospetto che sia l’ennesima mano di Ricattopoli è forte. Altrimenti, di grazia, qualcuno ci spiega perché ciò che è stato stoppato mercoledì viene sbloccato dagli stessi partiti il giovedì? E perché ciò che veniva spacciato come un vantaggio per tutti gli italiani, e non – horribile dictu- come un favore a B., ora viene precipitosamente ribaltato? Allora è vero che il Nazareno contiene codicilli indicibili e infatti mai detti. E siamo proprio certi che, se ora vengono sostituiti da norme ammazza-B., non sia per tenere il Caimano sotto scopa e riportarlo al tavolo (o sotto)? Se così non sarà, tanto meglio. Ma anche su quel meglio ci sarà da discutere. Il governo non ha i numeri per stare in piedi da solo: se Renzi scarica B. (o viceversa) è perché ha già pronta una pattuglia di scilipotini raccattati qua e là che, visti da vicino, sono come o peggio di B. (leggere Paola Zanca a pag. 2 per credere). Tant’è che l’originale al secolo Mimmo Scilipoti, già chiede la riabilitazione: e, per quanti sforzi facciamo, non troviamo un solo argomento per dargli torto.
Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 06.02.2015