Se la Boschi non fosse la Boschi, avrebbe già detto a Matteo Renzi : mio caro sono stanca, anzi arcistufa di chiedere voti di fiducia, di metterci la faccia sempre io, perché sono io e non sei tu a sentirti urlare di tutto in Parlamento, anche perché, in confidenza, 41 fiducie in 14 mesi sono oltreché un record di cui non essere certo orgogliosi, la prova provata, diciamocelo, chesenza ‘ sticontinui strappi al regolamento, minacce, ricatti e ricattini, siamo incapaci di governare. Se la Boschi non fosse la Boschi, rifletterebbe amaramente sul contenuto mortificante del suo duplice incarico : ministro dei pessimi Rapporti con il Parlamento e ministro delle Riforme scritte da altri in qualche conventicola di professoroni prêt-à-porter. Per una giovane donna che magari si sognava protagonista della politica con la P maiuscola, essere ricordata come un disco rotto, buona soltanto a ripetere sempre la stessa solfa : a nome del governo pongo la questione di fiducia bla bla bla, tra boati e ululati, non è il massimo della vita. Se la Boschi non fosse la Boschi, avrebbe già detto al caro premier : ciccio, la prossima volta a fare queste figure di merda fai la santa cortesia di venirci tu, perché è facile mostrare i muscoli del gradasso e poi mandare avanti le donne. Ma poiché la Boschi resta la Boschi, temiamo che si senta oltremodo soddisfatta e orgogliosa del compito svolto con tanta diligenza. E infatti, di lei resterà a imperitura memoria un’unica, marmorea frase : “ Bisogna avere pazienza e fare un passettino alla volta… ”. Amen.
Antonio Padellaro
Il Fatto Quotidiano 30.04.2015