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Campania, la carica dei “figli di”

bandiere pdIN CORSA PER LE REGIONALI UNA PATTUGLIA DI EREDI DEI POLITICI LOCALI. ALLA FACCIA DEL MERITO RENZIANO.

Piccoli Kennedy crescono nei democratici della Campania. Sono almeno sei i figli e le figlie di papà pronti a candidarsi alle elezioni regionali del 31 maggio nella lista Pd di Vincenzo De Luca. La maggior parte si concentrerà nel collegio di Napoli ma ci piace aprirne l’elenco con uno che aspira a farsi eleggere nel collegio di Salerno, Federico Conte, figlio dell’ex ministro craxiano delle Aree Urbane Carmelo Conte. Il 43enne avvocato penalista lo merita. Federico Conte, membro della segreteria regionale Pd, espressione dell’area Cuperlo e quindi uno dei pochi oppositori interni a De Luca e al dilagante renzismo nel Federico Contesalernitano, conquista l’incipit grazie a una spumeggiante intervista rilasciata a Simona Brandolini del Corriere del Mezzogiorno nella quale azzarda paragoni arditi: “‘Figli di’ nell’accezione utilizzata da voi giornalisti è negativa sempre, evoca un familismo di privilegio. Invece è solo un’appartenenza ad una famiglia. A Kennedy gli è mai stato rinfacciato che era figlio e fratello di?”.
Ed ancora: “Essere figlio di una persona intelligente è un valore. La genetica trasmette qualità”. Ed anche preferenze, gli obietta la giornalista. Genetica ricchissima, questa, perché Conte jr. potrà pescare voti non soltanto del bacino elettorale del padre – il cui ultimo incarico pubblico risale agli anni di Tangentopoli – ma anche in quello del suocero, Alfonso Andria, che negli ultimi anni è stato europarlamentare e in precedenza presidente della Provincia di Salerno.
Conte, almeno, non scende in campo per prendere il posto di un padre consigliere regionale uscente. Operazione compiuta cinque
anni fa a casa Casillo, quando il potentissimo ex demitiano Franco Casillo, una vita trascorsa a raccogliere voti casa per casa nell’area boschese e vesuviana, si fece da parte per lasciare il posto al figlio Mario Casillo, già assessore provinciale. Mario Casillo si ricandida, dopo essere stato determinante nell’impedire l’annullamento delle primarie in Campania e nel trascinare De Luca al successo: c’è lui e la sua area dem dietro l’insperato risultato dell’ex sindaco di Salerno a Napoli e in provincia, dove il temuto bagno di sangue in favore di Andrea Cozzolino non c’è stato, e il plebiscito salernitano ha fatto il resto. Mentre un altro consigliere regionale uscente, Antonio Amato, l’uomo che ha dovuto gestire la patata bollente dell’organizzazione delle primarie e dell’allestimento dei seggi, si fa da parte dopo una onorata carriera tra municipalità, Comune di Napoli e Regione Campania (conclude il secondo mandato consecutivo da presidente della commissione per le bonifiche) in favore della figlia, Enza Amato, già segretario del circolo di Fuorigrotta. In Campania vige la doppia preferenza di genere e un sapiente gioco di alleanze potrebbe favorirne l’elezione senza sforzo.
Ci sono poi Rosa Casillo, soltanto omonima di Mario: è figlia di un ex senatore socialista, Tommaso Casillo; Bruna Fiola, figlia di Ciro Fiola, consigliere comunale a Napoli. C’è anche Anna D’Angelo, figlia di Gennaro D’Angelo da Casandrino. Anche per loro stanno per spalancarsi le porte della candidatura. Singolare applicazione della meritocrazia renzista, la Campania torna (indietro) a ribadire che in politica la genetica è importante. E non è necessario essere un Kennedy per coltivare sogni di gloria.

di Vincenzo Iurillo
Il Fatto Quotidiano 15.03.2015

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