IL PREMIER ARRIVA IN ELICOTTERO: “CE LA FAREMO”. A 49 GIORNI DAL VIA SOLO DUE AREE SU 24 SONO ULTIMATE. PARTE IL ”CAMOUFLAGE” PER COPRIRE LE OPERE A METÀ.
Èil giorno dell’Expo-ottimismo, con Matteo Renzi che compie una turbo-visita al cantiere dell’Esposizione universale e rassicura: “Ce la faremo: com’è sempre nel nostro dna, magari facendo un po’ di corse all’ultimo momento, ma ce la faremo”. È però anche il giorno dell’Expo-realismo, con il lancio della gara d’appalto per il camouflage: l’elegante francesismo indica i mascheramenti con cui nascondere ai visitatori le opere che il 1° maggio, quando si aprirà l’Esposizione, non saranno terminate. È l’ultimo bando indetto da Expo Spa, per la cifra di un milione e 100 mila euro, più 54 mila di oneri di sicurezza: per “allestimenti di quinte di camouflage”. Praticamente scenografie teatrali. Il bando precisa che la fornitura sarà consegnata secondo le esigenze che via via si manifesteranno e che “gli interventi sono da realizzare in numerosi punti del sito Expo, la cui definizione è per ovvie ragioni dipendente dal verificarsi o meno di situazioni di necessità”. Insomma: bisognerà correre qua e là a coprire i buchi, a camuffare le incompiute. Il costo per la fornitura delle pezze che si metteranno sulle zone non finite è stimato in 100 euro per metro quadro. Se ne deduce, fatti i calcoli, che le aree da camuffare potrebbero essere di circa 11 mila metri quadrati. Ma qual è, a 49 giorni dall’apertura, il reale stato di avanzamento lavori? Ieri i giornalisti invitati ad ascoltare le rassicuranti parole di Renzi non hanno potuto compiere con lui il giro del cantiere. Fino a due settimane fa i lavori in corso si potevano monitorare grazie a un drone, un apparecchio che sorvolava l’area e registrava immagini che erano poi caricate ogni settimana sul sito Open Expo. Ora questa operazione trasparenza è terminata. Non è più aggiornato neppure il “cruscotto lavori”, che nel sito di Expo forniva i dati sullo stato di avanzamento delle opere. Il reale stato del cantiere sembra diventato una faccenda top secret.
CHI VUOL prendersi la briga di approfondire può però trovare alcuni dati, aggiornati al 12 marzo 2015, sui fogli di calcolo caricati all’interno dello stesso sito Open Expo, alla voce “dati cruscotto”. I lavori risultano ultimati in due aree (il campo base, dove alloggiano le maestranze, e l’Expo center, porta d’ingresso all’esposizione): solo due, delle 24 in cui è suddiviso il cantiere. La data di fine lavori per Palazzo Italia, l’edificio più importante dell’Expo, vetrina mondiale del Paese che ospita l’evento, è indicata al 18 aprile; la consegna del rivestimento era fissata per il 16 dicembre, ma gli operai stanno ancora mettendo in posizione i 920 grandi pannelli della copertura. La realizzazione dei vari edifici del Cardo, luogo del Padiglione Italia e riservato alle eccellenze agroalimentari Made in Italy, è prevista per il 30 aprile 2015: ieri chi ha ascoltato Renzi ha potuto constatare, guardando a sinistra del palco dove ha parlato il presidente del Consiglio, che i lavori sono molto indietro. Inquietante è poi il termine indicato per gli scavi e le fondazioni dei padiglioni esteri: consegna 1° agosto 2015, quando l’Expo sarà già iniziato da tre mesi. Il 14 agosto, infine – tre mesi e mezzo dall’apertura – è la data fine lavori prevista per la Via d’Acqua, lotto Anello verde azzurro, il canale che corre attorno al sito e alimenta il laghetto detto Lake Arena, con al centro l’Albero della vita.
EPPURE Renzi sprizzava ottimismo da ogni poro. È arrivato nel cantiere dell’esposizione in elicottero, ha fatto un rapido giro del sito sull’auto guidata dall’amministratore delegato di Expo spa Giuseppe Sala, poi, insieme a Sala e al ministro Maurizio Martina, è salito sul palco (ancora in costruzione) del grande teatro all’aperto di Expo. Ha esordito con una battuta: “Sala ha la preoccupazione di non finire in tempo, quindi il mio discorso sarà brevissimo”. Poi si è rivolto agli operai del cantiere, presenti con casco giallo e giacca catarifrangente: “Siete l’anima e il cuore di questo cantiere. Dovete lavorare con l’orgoglio di chi sta costruendo una grande cattedrale laica. Facciamo vedere al mondo di che cosa è capace l’Italia”. Esempio rischioso, quello delle grandi cattedrali, perché chi ne iniziava la costruzione non ne vedeva il completamento, che avveniva nel giro di due o tre generazioni. Qui deve invece essere tutto pronto in 49 giorni. “In ballo c’è l’idea stessa dell’Italia”. E poi: “Expo non è più la fiera degli scandali, quella pagina lì è chiusa” (in realtà le indagini sono ancora in corso). Oggi “la parola chiave è bellezza”. Intanto il cantiere mostra i segni del tanto lavoro ancora da fare. Ma niente paura, arriva il camouflage.
di Gianni Barbacetto e Marco Maroni
Il Fatto Quotidiano 14.03.2015