Informazione News

Guadagnare licenziando, le imprese fanno i conti

JobCentreLA STIMA DELLA UIL SUI VANTAGGI DELLA RIFORMA DEL LAVORO È MATERIA DI STUDIO DEGLI IMPRENDITORI ANCHE AI CONVEGNI DI CONFARTIGIANATO.

Che il mix tra sgravi contributivi per le nuove assunzioni e nuovo contratto “a tutele crescenti” fosse vantaggioso per le aziende, lo aveva già segnalato la Uil. Che questo beneficio venga orgogliosamente sponsorizzato da un’associazione come Confartigianato, è però il sintomo del tempo. Il segnale, cioè, che il mondo delle imprese, delle professioni, si sta preparando alla grande occasione avendo colto al volo il vantaggio dato dalla combinazione tra incentivi e possibilità di licenziare. Il cartellone che reca la “simulazione dei costi” di una nuova assunzione fa bella mostra di sé sul sito di informazione finanziaria Professionefinanza.com  . Ed è inequivocabile.
SI PRENDE a modello l’ipotesi di una nuova assunzione dal reddito annuo di 25 mila euro. Divisa per 13 mensilità se ne ricava un costo mensile, per l’impresa, di 1.923 euro. Grazie alla legge di Stabilità del 2015, però, che “per un periodo massimo di trentasei mesi riconosce l’esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro”, quella stessa assunzione, dal primo gennaio, produce un risparmio di 7.875 euro. Il cartello di simulazione conteggia poi lo sgravio del contributo Irap, anch’esso deciso nella legge di Stabilità, che permette un ulteriore risparmio di 1.278 euro con un totale di beneficio a favore
dell’azienda pari a 9.153 euro.
Veniamo così ai costi. La simulazione presume che il licenziamento avvenga dopo un anno e così si conteggiano due mensilità per un totale di 3.846 euro. In realtà, la simulazione compie un errore perché la
legge prevede un indennizzo in ragione di due mensilità l’anno ma comunque “non inferiore a 4 e non superiore a 24 mensilità”. La somma indicata nello schema, quindi, che alla fine produrrà un beneficio stimato per l’azienda di 4.817 euro va sostituita producendo così un beneficio di “soli” 971 euro.
Al di là dell’errore, però, la sostanza non cambia. E proiettato sui 36 mesi, cumulando così il risparmio in termini di decontribuzione e Irap, si raggiungono cifre che vanno dai 9 ai 18 mila euro a seconda del reddito.
I vantaggi sono evidenti e non è un caso se tutti i siti di consulenza alle imprese in questi giorni siano occupati da proiezioni che offrono la giusta valutazione
delle nuove possibili assunzioni. Tutti hanno capito il vantaggio e tutti si stanno adeguando alle nuove opportunità. Da qui, la previsione che l’occupazione possa davvero aumentare – Renzi ha parlato di almeno 200 mila posti aggiuntivi nell’anno – è realistica perché finanziata.
“Il contratto a tutele crescente   – dice Guglielmo Loy della Uil, autore dello studio sui benefici per le aziende – io lo definisco un ‘contratto a termine finanziato’”. “Quello che sta avvenendo è tutto legale – aggiunge Loy – e, in fondo, questi consulenti li capisco, stanno facendo il loro lavoro anche se osserviamo il fenomeno con una certa amarezza. Il punto, conclude, è capire davvero cosa avverrà al termine dei 36 mesi previsti per la decontribuzione”.
LA PERMANENZA o meno del vantaggio fiscale sarà in effetti decisiva. Lo sa il governo, lo sanno le imprese. Ma la politica economica e del lavoro degli ultimi decenni non è mai sembrata guardare al lungo periodo. Si preferisce prendere i soldi e scappare via e così sarà anche questa volta. Va però detto che l’aspetto decisivo sarà l’andamento dell’economia nel suo complesso. Le migliori previsioni per il 2015 al momento si attestano a un più 0,8% e se non ci saranno segnali evidenti di ripresa è difficile che le aziende possano mettersi ad assumere nonostante gli incentivi.
 Sembra accorgersi di queste contraddizioni uno dei migliori consiglieri di Matteo Renzi, quell’Andrea Guerra, già amministratore della Luxottica, additato dal presidente del Consiglio come uno dei migliori manager italiani e divenuto il consigliere strategico di Palazzo Chigi per la politica industriale. Ieri, ai microfoni di Mix24 di Giovanni Minoli, ha detto: “Penso che dentro al Jobs act ci siano tante cose buone ma credo che manchi ancora qualcosa di fondamentale che è la protezione del lavoratore nel lungo periodo”. “La flessibilità – prosegue Guerra – ce la chiede il mondo, ma è fondamentale la qualificazione e riqualificazione.” “La linea Marchionne sulle relazioni industriali non è la mia”.

Salvatore Cannavò
Il Fatto Quotidiano 13.03.2015

Lascia un commento