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Italia povera, ma Renzi non interviene

povera-italiaL’Italia è sempre più povera, ma il tema non è nell’agenda di Matteo Renzi. Anzi, da quando s’è insediato, L’inclusione sociale è spofondata da 31esimo al 44esimo posto nella classifica degli argomenti più rilevanti della legislatura. Lo si evince dalla ricerca di Actionaid, organizzazione internazionale che si occupa del contrasto alla povertà, in collaborazione con Openpolis e diffusa in occasione della Giornata mondiale per la giustizia sociale. Solo lo 0,8% degli atti parlamentari della legislatura attuale riguardano inclusione sociale e contrasto alla povertà assoluta. Secondo la ricerca, sui 35.128 atti presentati nel corso della legislatura corrente, che ha preso avvio nel marzo 2013, solo 286 si occupano di inclusione sociale. Anche i dati relativi ai disegni di legge non mostrano un scenario incoraggiante: solo il 6% tratta questo argomento, percentuale che scende al 2,8% se prendiamo in considerazione quelli approvati.
SECONDO ACTIONAID, a causa della crisi economica e sociale, “oggi in Italia quasi una persona su 10 vive in condizioni di povertà assoluta. Negli ultimi 7 anni il numero degli italiani in povertà assoluta è più che raddoppiato, passando dai 2,4 milioni del 2007 ai 6 milioni del 2013. Nonostante le cifre allarmanti, l’Italia è priva di una misura nazionale contro la povertà e su 28 Stati membri dell’Unione Europea, è l’unico Paese che insieme alla Grecia, non ha adottato qualche forma di reddito minimo garantito”.
“In Senato giacciono ben due proposte di legge abbinate per introdurre anche in Italia il reddito di cittadinanza. Una è firmata dal M5S”, ricordano i grillini. La ricerca arriva nel giorno in cui la Caritas annuncia che negli ultimi cinque anni i suoi interventi sono raddoppiati e l’Istat presenta i dati sull’Italia (relativi al 2013): il 23,4 per cento delle famiglie in Italia vive una condizione di “disagio economico”. Si tratta di un totale di 14,6 milioni di individui. E coloro che non cercano lavoro ma vorrebbero lavorare, i cosiddetti “scoraggiati”, sono pari a 3 milioni e 91 mila unità.

Redazione
Il Fatto Quotidiano

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