Ha rubato una scatola di cioccolatini al supermercato del valore di soli 8 euro ma sarà processato. È successo a Genova dove un giovane di 28 anni, pure incensurato, ha subito una imputazione coatta dalla giudice per le indagini preliminari Silvia Carpanini nonostante il procuratore aggiunto di Genova, Nicola Piacente avesse chiesto l’archiviazione. Il magistrato l’aveva motivata per l’entità lieve del furto e per non ingolfare con un processo così irrilevante le cancellerie che già scoppiano di lavoro. Ma gli avvocati del supermercato hanno presentato opposizione all’archiviazione e il gip ha accolto la loro richiesta. Quello di Genova è solo uno dei tanti casi paradossali della giustizia italiana dove la prescrizione è in aumento, come ha scritto il presidente della Cassazione Giorgio Santacroce nella relazione in occasione del nuovo anno giudiziario, e i criminali economici nella maggior parte dei casi restano impuniti.
Ha fatto nascere un gruppo di solidarietà su Facebook, la storia di Filippo P, 34 anni, romano, disoccupato dal 2010, arrestato l’anno scorso in un supermercato per aver rubato generi alimentari per sfamare la sua famiglia: la moglie casalinga e un figlio di quattro anni. Filippo, preso dalla disperazione, ha rubato del pane, del latte e del prosciutto. È stato arrestato, processato e condannato a 5 mesi con la pena condizionale e l’obbligo di firma. Due settimane dopo, però, sempre per fame, Filippo è tornato a rubare al supermercato: un pezzo di formaggio, un arrosto sottovuoto e una bottiglia di olio. Valore complessivo della refurtiva, poche decine di euro. Stavolta è finito in carcere, condannato a 6 mesi per furto aggravato dalla recidiva. È stata applicata la legge ex Cirielli quella che Silvio Berlusconi si è fatto approvare dalla sua maggioranza in Parlamento per dimezzare la prescrizione dei reati che gli interessavano personalmente e per gli amici incensurati. . La difesa di Filippo P., condannato l’anno scorso, era rappresentata dall’avvocato Gianluca Arrighi: “Ho assunto gratuitamente la difesa – aveva dichiarato alla fine del processo – perché ritengo che vi siano dei casi umani che noi penalisti non possiamo esimerci dall’accettare. Purtroppo negli ultimi anni i casi di persone che commettono furti di generi alimentari è aumentato in modo esponenziale. È ovvio che nulla giustifica la commissione di reati ma una cosa è rubare per arricchirsi e una cosa è rubare per mangiare”.
A Viterbo, nel 2012, vengono arrestati due uomini che hanno rubato in un centro commerciale cibo, vestiti e scarpe. Un ragazzo minorenne che era con loro è stato affidato a un centro di prima accoglienza. Uno dei due arrestati, un giovane di 20 anni, ha detto al processo di aver rubato per fame: “Non mangiavo da alcuni giorni”. L’altro imputato, 48 anni, ha raccontato che non può sopravvivere: “Prendo una pensione di 280 euro al mese e non ce la faccio ad andare avanti”.
A Trento per un pezzo di formaggio rubato al supermercato, per di più restituito, sarà processato un ragazzo marocchino. Secondo la polizia, aveva pagato alcuni generi alimentari ma non il formaggio, nascosto in una tasca interna della giacca. Una volta scoperto lo aveva restituito. Ma è stato denunciato lo stesso e finirà davanti al giudice.
Il prossimo 5 marzo sarà processato P.A.R., 58 anni, accusato di furto aggravato per aver rubato in un supermercato di Ponte nelle Alpi, nel 2012, due bistecche e un po’ di insalata, prese da confezioni e messe in tasca, inoltre un cappello e un paio di guanti per bambino. Forse processi di questo genere potranno diminuire. Nella primavera del 2014 il Parlamento ha approvato la legge delega che ha conferito al governo il potere di regolare reati “ lievi”.
Il decreto legislativo prevede di “escludere la punibilità di condotte sanzionate con la sola pena pecuniaria o con pene detentive non superiori nel massimo a cinque anni, quando risulti la particolare tenuità dell’offesa”. Ma chi ha commesso il reato non deve essere recidivo. In ogni caso la parte offesa ha 10 giorni di tempo per opporsi alla richiesta di archiviazione del pm e l’ultima parola in quel caso spetta al giudice. La parte offesa può anche rivalersi in sede civile.
Antonella Mascali
Il Fatto Quotidiano 30.01.2015