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Ecco l’effetto Nazareno: Mediaset è già in vendita

mediaset1IL VALORE DI BORSA SI È TRIPLICATO NELL’ULTIMO BIENNIO. DA ARCORE ADESSO SI PUNTA A CAPITALIZZARE PRIMA CHE LE TV DIVENTINO UN PROBLEMA PER GLI EREDI.

Questo è il momento”. “Adesso, oppure sarà troppo tardi”. Gli indizi sono confermati dagli amici più fidati, quelli che l’hanno accompagnato nel lancio di Mediaset e ora lo assistono nei tentativi di cessione. Il momento per vendere è adesso che il valore in Borsa è di oltre 4,5 miliardi di euro e Silvio Berlusconi, a 78 anni, è tornato a dare le carte al tavolo politico grazie al patto siglato al Nazareno con il giovane clone Matteo Renzi. Prima ancora che si risolva la partita del Quirinale, B. ha già messo all’incasso la cambiale di potere firmata dal premier fiorentino, e mentre tratta sui nomi per il Colle scambia messaggi sul prezzo di Mediaset attraverso fidati sensali.
APPENA due anni fa, espulso dal governo e depresso dai tumulti di un partito che invocava le primarie con Angelino Alfano e la retorica tecnica di Mario Monti a Palazzo Chigi, Mediaset in Piazza Affari pesava due terzi di meno, 1,5 miliardi di euro, molto scalabile e poco appetibile. Adesso è arrivato il momento. L’ex Cavaliere puòrenzi-e-berlusconi fare da garante ai potenziali acquirenti, sviluppando le trame con i soliti mediatori e sfruttando le sponde col renzismo. Berlusconi ha capito che la guerra con Rupert Murdoch, tra Mediaset Premium e Sky Italia, non conviene a nessuno.
 Le rispettive famiglie sono d’accordo, bisogna trattare: “La cartella è pronta, vanno inseriti i documenti giusti”, spiega sibillino un amico di Silvio e Rupert. Ma il passaggio è un preludio, perché lo squalo australiano non è interessato a Mediaset, non ne avrebbe bisogno, agisce per un dominio assoluto negli Stati Uniti, punta a Time Warner, ultima operazione da imperatore.
   Il protagonista atteso a tirare sul prezzo di Mediaset è sempre un “requin”, che vuol dire squalo in francese, e si chiama Vincent Bolloré, il presidente di Vivendi, 55.000 dipendenti, quote sparse in Europa e in Africa, proprietario di Canal Plus. Il finanziere bretone, cattolico praticante, spesso in vacanza a Capri s’incontra a messa, s’è introdotto nel salotto malandato di Telecom (mira al controllo) non prima di passare per un pranzo in villa San Martino di Arcore: la versione ufficiale, racconta che c’era Pier Silvio Berlusconi; la versione ufficiosa include papà Silvio. I preliminari diquest’operazione, una simulazione, saranno consumati in Telecom che, in maniera equivalente, sancisce l’armistizio tra Murdoch e Berlusconi: la multinazionale italiana sarà veicolo di contenuti non soltanto per Sky, ma anche per Mediaset Premium, di cui il numero uno Marco Patuano è pronto anche a comprare una quota per ingraziarsi i nuovi azionisti. Bolloré deve attendere aprile per comandare in Telecom, superati i vincoli Antitrust. Il francese è convinto che l’assetto mondiale sarà presto valido anche nel bolso paese italiano, cioè che gli operatori telefonici e i produttori televisivi debbano sopravvivere assieme, sennò muoiono.
MEDIASET, se non la scomparsa, ha sfiorato l’irreversibile erosione. Nel 2013, il Biscione ha registrato ricavi netti per 3,4 miliardi, 300 milioni di euro persi in un anno. La caduta pubblicitaria non s’arresta, sebbene l’andamento sia migliore del mercato e l’ultimo semestre 2014 sia positivo: Publitalia ‘80 incassava 3 miliardi nel 2007, in epoca florida, ora resiste a fatica sui   2. Gli investimenti su Mediaset Premium, argine all’espansione di Sky, non trovano giustificazione nei bilanci: 552 milioni di euro di entrate con circa 2 milioni di abbonati. Per fare un paragone: per ottenere i diritti per la Champions League, prossimo triennio, Cologno Monzese ha speso 700 milioni. È quasi impossibile recuperare quel denaro, con Sky che protegge i suoi 4,7 milioni di clienti. Per gonfiare la dote di Mediaset Premium, ricasco di uno scambio spagnolo in Digital Plus, Telefonica ha sborsato 100 milioni di euro per l’11% di Premium: il parametro è fasullo, nessuno la prenderebbe per un miliardo. È il segnale che conta: Mediaset deve fare cassa, e soprattutto l’ex Cavaliere deve liquidare il suo ex gioiello per non lasciare in eredità ai cinque figli un problema insolubile.   Questo è il momento, perché l’amico Bolloré, instradato da un amico in comune, sarà il timoniere di Telecom e, sfruttando le risorse di Vivendi, potrà mettere in sicurezza l’eredità di Arcore. Sarebbe l’assicurazione per il futuro di alcune generazioni di Berlusconi, senza che ci sia neanche bisogno di far lavorare Pier Silvio e Marina.

Giorgio Meletti e Carlo Tecce
Il Fatto Quotidiano 28.01.2015

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