Opposizione e associazioni scrivono a Caldoro e Vendola
Antonio Cione (Responsabile di Forza Italia a Caposele e Capogruppo consiliare “Caposele Futura”), Raffaele Monteverde (Presidente Circolo Politico-culturale “Arcobaleno”), Lorenzo Melillo (consigliere comunale), Giovanni Cetrulo (Presidente Comitato Pro Sele) e Luciano Malanga (web master “Caposele5stelle.it”) reiterano la formale opposizione alla istanza di rinnovo di concessione di grande derivazione d’acqua dalle sorgenti della Sanità nel comune di Caposele per la portata media di 3,63 moduli, formulato dall’Acquedotto Pugliese S.p.a.
In una lettera, inviata a Stefano Caldoro, Nichi Vendola, Domenico Gambacorta e Pasquale Farina (sindaco di Caposele), dichiarano la mancanza del consenso anche degli abitanti di Caposele. Si legge: “L’eventuale accoglimento della richiesta di rinnovo avanzata dall’AQP contrasta con gli inequivocabili doveri assunti dallo stato con la convenzione del 1905, impegnativa, per i rapporti giuridici instaurati, anche per chi è subentrato nella titolarità in materia di demanialità idrica, disconosce ogni possibilità di sviluppo di un territorio che storicamente ha tratto vantaggio economico, civile e sociale dalla risorse idriche; spoglia gli abitanti di Caposele dai relativi diritti di godimento a favore di una società per azioni, che per gestire un servizio idrico integrato con logica privatistica ricavando notevoli profitti . Gli istanti, in forza della distinta titolarità del diritto d’uso su tali acque residue del fiume Sele, loro riconosciuta dalla convenzione del 1905 e da quella del 1970, intendono esercitare il loro diritto su tali acque residue quali abitanti di Caposele.
Un diritto d’uso sulle acque che si concretizza nella possibilità di lasciar defluire, dalla sorgenti del Fiume Sele un volume idrico sufficiente agli usi pubblici e privati del Comune e dei suoi abitanti. Il Comune, in forma dell’originaria transazione, ha un diritto sui generis che gli assicura in perpetuo la quantità di acqua assegnatagli, acqua che non potrà mai, nell’ interesse pubblico e dei privati, essere ridotta al di sotto della soglia necessaria al fabbisogno del Comune e della sua collettività. I principi definiti dalla legge 36 del 1994 (la c.d. Legge Galli) e confermati dal D. Lgs 152 del 2006 (il Codice dell’ambiente) sanciscono definitivamente che l’acqua non è più un bene di consumo ma una risorsa pubblica da tutelare e salvaguardare con criteri di solidarietà e risparmio. L’acqua non può essere oggetto di dominio ma solo di uso e come tale deve essere tutelata nel quadro di una ottimizzazione della risorsa e di una gestione dei servizi idrici che ne assicurino la possibilità di fruizione per le generazioni future”. Si sottolinea, inoltre, come “Gli abitanti del comune di Caposele, pur titolari del diritto d’uso delle acque della Sorgente Sanità nella misura di medi moduli 363 l/s, come riconosciuto anche dalla Convenzione intercorsa nel 2012, ne hanno usufruito per i soli usi civici e potabili, senza aver potuto finora fondare alcuno sviluppo su tale importante risorsa.
Inoltre, alla scadenza del 10 maggio 2012 il diritto d’uso pubblico del Comune di Caposele e degli abitanti di esso sui 363 l/s ha riacquistato la sua maggiore e naturale ampiezza giuridica, tenuto conto che il D.R. del 1942 fondava la concessione settantennale su ragioni belliche eccezionali. L’istanza di rinnovo in epigrafe elude, dunque, e disconosce i suindicati diritti degli abitanti di Caposele che sono unici titolari assieme al loro Comune, di concessione d’uso perpetua garantita dalla transazione sottoscritta nel 1905 con lo Statuto Italiano. Nessun rinnovo o richiesta di concessione per tale derivazione può essere avanzata (dall’AQP od altri) in dispregio dei diritti e, comunque, senza il previo assenso del Comune di Caposele e dei suoi abitanti”.
Redazione
Il Quotidiano del Sud versione cartacea 03.01.2015