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Petrolio Lucano, condannato il dem Margiotta

Salvatore MargiottaTURBATIVA D’ASTA E CORRUZIONE, UN ANNO E SEI MESI IN APPELLO AL DEPUTATO CHE SI AUTOSOSPENDE DAL PARTITO: “INGIUSTIZIA”.

Neppure il tempo di finire di vantarsi per aver portato 20 ospiti alla cena di autofinanziamento del Pd “una scommessa per finanziare in modo diverso la politica” che la Corte d’Appello di Potenza l’ha condannato a un anno e sei mesi di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici (pena sospesa) per turbativa d’asta e corruzione in riferimento a un appalto per la costruzione del Centro Oli della Total in Basilicata. Il senatore lucano del Partito democratico, Salvatore Margiotta, componente della commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato e vicepresidente della Commissione parlamentare Rai, era stato assolto in primo grado “per non aver commesso il fatto” nell’ambito dell’inchiesta condotta dal pm Henry John Woodcock oggi a Napoli (quando era alla procura di Potenza) che verteva su un comitato d’affari per gestire tangenti pagate per le estrazioni petrolifere in Basilicata. “Oggi ho subito un’ingiustizia di cui non riesco a farmi una ragione, combatterò, ricorrerò in Cassazione e sono certo che in quella sede farò valere le mie ragioni. Ma nel frattempo, a tutela del mio partito, che amo e per il quale ho sempre lavorato, mi autosospendo dal Pd e da ogni carica, dal gruppo dei Senatori dei Tempa Rossa - Speranze e realtˆ del giacimento Total in Basilicademocratici, nonché da vicepresidente e componente della Commissione di Vigilanza Rai”, ha annunciato Margiotta, che vista la valanga di avvisi di garanzia e arresti che ha travolto anche il Pd romano deve aver pensato che fosse meglio mettersi da parte in attesa della sentenza definitiva. Nonostante continui a sostenere di essere stato condannato ingiustamente “sulla base di congetture e illazioni visto che al termine di un lungo processo di appello non era emersa nessuna ulteriore prova a mio carico e le testimonianze raccolte sono state tutte a mio favore”. Ma la Corte d’Appello di Potenza, seppure per le motivazioni occorrerà attendere90 giorni, evidentemente, ha ritenuta fondata l’accusa di aver accettato la promessa di 200 mila euro da Franco Ferrara, imprenditore di Policoro, in cambio di un suo intervento sui vertici di Total per l’assegnazione di una commessa da 26 milioni di euro, che poi ha ottenuto. Accusa per la quale il Pm Henry Jhon Woodcock nel dicembre del 2008 aveva chiesto e ottenuto dal Gip gli arresti domiciliari per Salvatore Margiotta, ai tempi deputato, misura che però venne negata dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera.
 IL PM NEL 2011 chiese comunque il rinvio a giudizio per corruzione. Margiotta optò per il rito abbreviato e venne assolto dal Gup. La Procura di Potenza ha fatto appello e la Corte, presieduta da Vincenzo Autera lo ha condannato con la sospensione condizionale anche all’interdizione temporanea dai pubblici uffici per un periodo equivalente alla pena da espiare, un anno e sei mesi. Giusto il tempo di partecipare, con altri 20 amici, alla cena di autofinanziamento del Pd. Partito che se dovesse restituire i 1000 euro pagati a chi nel frattempo è stato indagato, arrestato nell’inchiesta “Mafia Capitale” e condannato per corruzione come il senatore Margiotta tirerebbe delle magre somme, ma come si sa a caval donato non si guarda in bocca, i soldi non hanno né sapore né odore, sono soldi.

di Sandra Amurri
Il Fatto Quotidiano 12.12.2014

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