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Poletti, rovinato da una coop

poletti1NEGLI ANNI HA FREQUENTATO PIÙ VOLTE LA “29 GIUGNO”. OGGI SI DICE “INDIGNATO DELL’ACCOSTAMENTO”.
Sto male nel vedere il mio nome messo vicino alle schifezze che ci sono. Sono indignato”. La reazione di Giuliano Po-letti di fronte alla foto che lo vede a tavola con una parte dei componenti di “Mafia Capitale”, è netta. L’immagine ha fatto il giro di giornali e tv e raffigura il ministro, all’epoca (2010) presidente di Legacoop, insieme a Salvatore Buzzi, Gianni Alemanno, Franco Panzironi, Daniele Ozzimo e altri protagonisti di questa storia criminale.
“È intollerabile”, dice il ministro, vedersi associato a certe persone e a certe “schifezze”, “è ovvio che chi ha un ruolo pubblico incontri tante persone. Ero convinto che Buzzi fosse una persona perbene”. La reazione è comprensibile, soprattutto dopo la lettura, ieri mattina, dell’articolo di Roberto Saviano, su Repubblica, con cui lo scrittore chiede al ministro di “spiegare quella cena”.
EPPURE, DI FOTO CON SALVATORE BUZZI, Poletti ne ha fatte altre. Più volte. Basta prendere il Magazine della cooperativa “29 giugno”, la creatura dell’uomo del Pd che, secondo l’accusa, “si occupa della gestione della contabilità occulta della associazione e dei pagamenti ai pubblici ufficiali corrotti”. La foto di Poletti campeggia
proprio accanto a quella di Buzzi nel numero dedicato all’approvazione del bilancio 2013. Nell’editoriale di apertura, Buzzi spiega la scelta di dedicare la copertina a Poletti non è casuale, e “all’amico ministro” invia un caloroso saluto. Giuliano Poletti, all’epoca della cena, era ancora il presidente della Legacoop e quindi, come spiegano anche nella potente associazione nazionale, era piuttosto normale che presenziasse alle assemblee delle strutture associate. La cosa curiosa, però, è che anche l’anno precedente, Po-letti abbia trovato il tempo di andare alla “29 giugno”. La Legacoop conta 12.234 cooperative, ma nella struttura romana, che si è rivelata uno dei pilastri del sistema della banda Carminati, i rapporti sono più che buoni. E infatti, la sua foto si ritrova nella prima pagina della rivista, poletti2ancora accanto a Buzzi. Questa volta, inoltre, nel numero del Magazine, troviamo anche una sua intervista “esclusiva” in cui indica nel sistema delle cooperative sociali un orizzonte obbligato per tutto il sistema delle cooperative. Il rapporto con Buzzi è così solido che ancora, nel 2014, in occasione dell’approvazione del bilancio 2013, l’uomo, già in cella per omicidio (uscito dal carcere e in grado di creare la nuova attività) non dimentica l’amico, ormai ministro, e conclude la sua relazione con un “augurio di buon lavoro: al ministro Giuliano Poletti, nostro ex Presidente nazionale che più volte ha partecipato alle nostreassemblee; al governo Renzi affinché possa realizzare tutte le riforme che si è posto come obiettivo, l’unico modo per salvare il nostro Paese dalla stagnazione e dall’antipolitica”.
POLETTI NON È INDAGATO e non ha compiuto nessun illecito. Buzzi, probabilmente, lo ha utilizzato come fiore all’occhiello da esibire in pubblico. Particolare che si può desumere da un altro particolare. Nell’ottobre del 2013 il presidente della “29 giugno” scrive all’amministratore del gruppo finanziario Ugf (Unipol), Carlo Cimbri per lamentare il mancato ottenimento di un finanziamento. “Troppo esposti” risponde l’Unipol alla richiesta di un prestito a medio termine di 800 mila euro. I debiti della cooperativa, in effetti, ammontano a 18 milioni e con Unipol la
“29 giugno” ha, a quella data, linee di credito già aperte per 18,8 milioni. Buzzi invia la lettera “per conoscenza” a due persone: al presidente della Repubblica (niente di meno) ma anche al presidente di Legacoop, Giuliano Poletti. Per far capire l’importanza della propria situazione, poi, invia a Cimbri la relazione di approvazione del bilancio, sottolineando che questa “si è tenuta alla presenza del presidente nazionale di Legacoop Giuliano Poletti e dell’ad di Banca Prossima, Marco Morganti”. Sarà proprio Banca Prossima, del gruppo Intesa Sanpaolo, specializzata in progetti “no profit”, a mettere a disposizione la propria piattaforma Terzo valore, per un progetto di raccolta fondi da 900 mila euro avviato dopo il rifiuto di Unipol.   Per Poletti non c’è nulla da sospettare, le cose gli accadono intorno “a sua insaputa”. Il ministro, del resto, nella sua presidenza di Legacoop era sembrato sonnecchioso anche nel caso del coinvolgimento di Manuntecoop, e del suo presidente, Claudio Levorato, nelle inchieste relative a Expo 2015. Anche in quel caso, la casa-madre non riusciva a capire cosa avveniva nella, corposa, periferia del sistema cooperativo.
 AD ATTACCARE POLETTI non c’è solo la destra ma, soprattutto, il sindacato una volta parte integrante del mondo delle coop. La Cgil sta conducendo da tempo una campagna contro “una progressiva opacità, un’assenza di legislazione sulle cooperative spurie, sul terzo settore” che caratterizza il sistema degli appalti pubblici. In tutti gli incontri sono avanzate richieste in tal senso “ma finora non è accaduto nulla” fanno sapere da Corso Italia. Ieri Susanna Camusso ha ventilato anche la possibilità che Poletti risponda in Parlamento di quanto avvenuto. Anche perché, secondo l’ex assessore della giunta Alemanno, Umberto Croppi, in quella cena si festeggiava “un trucco contabile” tramite il quale il Comune stanziò finanziamenti per le cooperative sociali. Anche di questo Poletti non si è accorto.
di Salvatore Cannavò
Il Fatto Quotidiano 05.12.2014

 

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