“L’Istat stronca Renzi e la sua manovra economica: il premier l’ha venduta come una manovra che avrebbe permesso al Paese di ripartire, ma l’Istat oggi lo sbugiarda e ci dice che l’impatto nei prossimi due anni sarà praticamente nullo. Quindi cosa ci resterà di questa memorabile Finanziaria? Solo i tagli alle Regioni, agli enti locali, alla Sanità, i tagli ai malati di Sla, alla scuola, alla ricerca. Un vero capolavoro, che serve solo ad affondare ulteriormente l’Italia, svendendo le sue risorse e i nostri diritti, e con questi anche la nostra dignità.”
Alberto Airola, capogruppo M5S Senato
Istat: “Nel 2015 e 2016 legge di Stabilità avrà effetto zero su crescita Pil”
L’istituto di statistica prevede che il Pil calerà dello 0,3% quest’anno, stima identica a quella del governo, ma lima allo 0,5% la crescita 2015 spiegando che nel prossimo biennio il taglio delle tasse e gli sgravi contributivi introdotti dalla manovra saranno compensati dall’inasprimento dell’imposizione indiretta (Iva e accise) previsto dalle clausole di salvaguardia.
La legge di Stabilità “espansiva” del governo Renzi non avrà alcun effetto sulla crescita nel 2015 e 2016. A dirlo è l’Istat, nel suo rapporto di previsione sull’economia italiana nel periodo 2014-2016. I ricercatori dell’istituto di statistica scrivono che quest’anno il Pil calerà dello 0,3% (stima identica a quella dell’esecutivo) ma limano allo 0,5% la crescita attesa nel 2015, primo anno di ripresa, mentre per il 2016 prefigurano un progresso dell’1 per cento. Un consolidamento, dunque, ma “a ritmi inferiori a quelli dei più dinamici concorrenti europei ed internazionali”. Ed ecco la spiegazione: “L’esercizio di previsione include le informazioni desumibili dal quadro programmatico contenuto nella legge di Stabilità 2015. I provvedimenti adottati sono previsti avere un impatto netto marginalmente positivo nel 2014 ed un effetto cumulativo netto nullo nel biennio successivo per lacompensazione degli stimoli legati ad aumenti di spesa pubblica e alla riduzione della pressione fiscale e contributiva con l’inasprimento dell’imposizione indiretta previsto dalla clausola di salvaguardia“. Insomma, gli aumenti delle accise sui carburanti e dell’Iva che scatteranno nel caso in cui l’esecutivo non riesca a incassare una serie di entrate messe a copertura dei provvedimenti rischiano di controbilanciare esattamente la spinta che arriva dal bonus di 80 euro e dagli sgravi contributivi e sull’Irap. Una doccia fredda che arriva a tre giorni da un’analoga valutazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio su un altro aspetto della manovra, le misure per favorire le assunzioni a tempo indeterminato. In realtà, ha sentenziato l’organo incaricato di vigilare sui conti pubblici, “l’impatto potrebbe essere zero”.
Va detto che anche il Tesoro, nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, ha tenuto conto dell’impatto negativo delle clausole di salvaguardia, ma solo a partire dal 2016. Di qui lo scostamento di 0,1 punti percentuali rispetto alla crescita prevista dall’Istat per l’anno prossimo. E il ministro Pier Carlo Padoan, presentando la legge di Stabilità, non ha dato numeri precisi relativamente all’impatto sul Pil ma ha parlato di “aumento crescente nel medio termine” e impatto “più forte nel 2016 che nel 2015″. Macché, ribatte l’Istat: nessun aumento e nessun impatto.
Quanto alle altre componenti che influenzano la crescita, l’Istat vede quest’anno la spesa delle famiglie tornare per la prima volta a crescere (+0,3%) grazie anche a una riduzione della proverbiale propensione al risparmio dei cittadini italiani. Il potere di acquisto, nonostante la bassissima inflazione, resterà però invariato ai livelli del 2013. Per il 2015 è stimata un’ulteriore accelerazione dei consumi a +0,6%, mentre l’aumento salirà al +0,8% nel 2016. Male invece gli investimenti, che, nonostante le condizioni di accesso al credito e del costo del capitale siano “lievemente migliorate”, registreranno un’ulteriore contrazione del 2,3% anche quest’anno e ripartiranno solo nel 2015, con un +1,3 per cento.
Sempre più debole, anche se sempre positivo, il traino delladomanda estera, che si limita sia quest’anno sia il prossimo a +0,1 punti percentuali di Pil “a seguito del recupero delle importazioni, a partire da livelli storicamente bassi, e della decelerazione delle esportazioni”.
Segnali non di ripresa ma almeno di stabilizzazione arrivano invece dal mercato del lavoro, che continuerà a contrarsi ma in percentuali ben più ridotte: -0,2% in termini di unità del lavoro rispetto al 2013, con un tasso di disoccupazione che si attesterà al 12,5%. contro il 12,6% registrato in settembre. Nel 2015 il tasso dovrebbe scendere al 12,4%, con un aumento dell’occupazione dello 0,2%, e al 12,1% l’anno successivo, con una crescita delle unità di lavoro dello 0,7%.
Redazione
Il Fatto Quotidiano 03.11.2014