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Sblocca Mazzette (già Italia). La Camera vuole riscriverlo

sblocca-futuroCRITICHE DA BANKITALIA, AUTHORITY, ASSOCIAZIONI. REALACCI (PD): “VA CAMBIATO”.

Lo riscriviamo, promesso. Dopo aver ascoltato una salva di autorevoli stroncature del decreto Sblocca Italia, unite alle critiche di molti parlamentari del Pd e forse al migliaio di emendamenti presentati, persino il renziano presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci, ha messo le mani avanti: “Sono emersi alcuni punti critici: l’allungamento delle concessioni autostradali, i commissariamenti, i poteri in deroga. Lavoreremo su quelli”, faremo “modifiche significative anche sulle trivellazioni” e bisognerà rivedere anche “la rete nazionale degli inceneritori”. In teoria il decreto sarà riscritto (i voti cominciano lunedì), nella pratica il governo non vuole.
 CORRUZIONE. Bankitalia ha avuto da ridire anche su altri aspetti del decreto: “Il provvedimento, col condivisibile obiettivo di ridurre i tempi in fase di aggiudicazione, torna a fare uso di deroghe alla disciplina ordinaria. Di questo strumento vanno però ricordati i rischi in termini di ripercussioni negative su tempi e costi nella fase di esecuzione delle opere, nonché di vulnerabilità alla corruzione”. È lo Sblocca Mazzette.
SUPERPOTERI. Oltre al resto, Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anti-corruzione, ha criticato anche i poteri concessi
all’ad di Ferrovie, Michele Elia, come commissario al Tav Napoli-Bari: in caso di mancato accordo con gli enti locali, infatti, Elia decide tutto e “finisce per sostituirsi pure alle autorizzazioni ambientali”. Conclusione: “C’è un soggetto che ha interesse al compimento dei lavori che è anche soggetto attuatore degli appalti”.
AUTOSTRADE. Pippo Civati sostiene che “lo Sblocca Italia contiene un’idea di sviluppo assai poco sostenibile: l’articolo 5, quello relativo alle autostrade, lo dovremmo subito ritirare”. A
Palazzo Chigi, però, non ci pensano proprio: quell’articolo vale 10 miliardi di investimenti privati. Peccato solo che sia un regalone ai concessionari. Ha spiegato alla Camera il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella: allungare le concessioni in cambio di investimenti è “poco comprensibile” visto che spesso quegli investimenti sono previsti da contratti in essere non rispettati dalle imprese (Bankitalia conferma: le opere realizzate sono ferme al 65% del totale). In questo modo, ha detto Pitruzzella, ci si presta “a eliminare del tutto e per periodi significativi un essenziale fattore concorrenziale del settore” (che poi è la messa a gara). Anche quelli dell’Autorità dei Trasporti, sempre alla Camera, erano inorriditi: “Le mutate condizioni del sistema autostradale, la complessiva riduzione dei volumi di traffico e le prevedibili richieste di ulteriori aumenti dei pedaggi sollecitano semmai una riflessione sulla struttura delle concessioni vigenti”. Sottotesto: e voi invece le allungate?
ACQUA E AMBIENTE. C’è un articolo, il 7, che tenta di privatizzare pure i servizi pubblici essenziali
, compresa l’acqua, su cui gli italiani si sono già espressi con apposito referendum: “Dopo le audizioni dei movimenti per l’acqua pubblica – ha spiegato il deputato Pd Umberto Marroni – forse è il caso di modificare quell’articolo”. Roberto Morassut, altro parlamentare dem, ha sottolineato che con la deregulation in campo edilizio si rischia un nuovo condono. Piergiorgio Carrescia, sempre Pd, ha criticato la norma sugli inceneritori, che li rende “opere strategiche nazionali”. Arturo Scotto (Sel) sottolinea che la nomina di un commissario governativo per l’area di Bagnoli scavalca i poteri urbanistici garantiti dalla legge al Comune di Napoli.
CEMENTO. Infine c’è il depotenziamento delle autorizzazioni
in materia paesaggistica e la concessione del Demanio non utilizzato ai “progetti urbanistici” dei Fondi immobiliari, che poi si chiamerebbe cementificazione. In tutto questo, come ha certificato Bankitalia, per i nuovi cantieri in questo decreto non c’è un euro: sono quasi tutti soldi già stanziati da Letta e reindirizzati da Renzi, maestro del cambiare verso a costo zero.

di Marco Palombi
Il Fatto Quotidiano 02.10.2014

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