Dal Vangelo secondo Matteo, che esce ogni giorno a edicole unificate sotto varie testate, si apprende che Renzi ha impresso al centrosinistra una poderosa “svolta” (Repubblica e Corriere: paghi due, prendi uno), un “cambio di stagione”, una “mutazione genetica”, una “metamorfosi” (Repubblica) anche in materia di giustizia: prima era “giustizialista”, ora è “garantista” (Corriere) anzi “postgiustizialista” (Repubblica); prima tifava giudici, adesso non più, in nome del “primato della politica” (Repubblica e Corriere) e grazie alla “fine del berlusconismo” da cui Renzi ha “liberato il paese” (Repubblica). Vivi applausi dalla base, che apprezza la sua “posizione coraggiosa” (Corriere) e ha già da tempo “atteso e metabolizzato la svolta come un ritorno alla normalità, come il desiderio di emanciparsi da un complesso di colpa o di inferiorità” e “liberarsi da un atteggiamento caudatario nei confronti della magistratura” (Repubblica). Ecco dunque le grandi novità del neogarantismo pidino: l’elogio del condannato Errani e dell’indagato Descalzi, la difesa dell’inquisito Bonaccini, la promozione a sottosegretari degl’indagati Barracciu, De Filippo, Del Basso de Caro e Bubbico, e soprattutto l’”offensiva riformista del premier sulla giustizia” (Corriere), cioè “le riforme promosse senza consultare l’Anm” (Repubblica). Insomma, “dai tempi di Mani Pulite a oggi mai si era assistito a uno scontro così duro e aperto tra un leader del centrosinistra e il potere giudiziario” (Repubblica). Chissà dove hanno vissuto in questi 22 anni gli esimi colleghi autori delle succitate corbellerie. Se casomai fossero passati dall’Italia e non avessero la memoria dei pesci rossi, saprebbero che nel 1992-‘94 Mani Pulite colpì tutti i partiti, Pds compreso. Tant’è che D’Alema – finito anche lui sotto inchiesta e poi in parte prescritto, in parte archiviato – chiamava il Pool “il soviet di Milano” o “i golpisti di Milano”. E nel ‘96, appena l’Ulivo vinse le elezioni, iniziò a trafficare con Berlusconi per metter su la Bicamerale, che si occupò soprattutto di giustizia con la bozza Boato copiata un po’ dal Piano della P2 e un po’ dal programma di Forza Italia (due testi peraltro indistinguibili). L’Anm salì sulle barricate, Gherardo Colombo rilasciò al Corriere la celebre intervista sulla Bicamerale “figlia dei ricatti incrociati” e Francesco Greco disse: “Il centrosinistra fa cose che nemmeno Craxi aveva osato fare”. Uno scontro al cui confronto quello di oggi fa ridere. La verità è che il centrosinistra non è stato “giustizialista”, antiberlusconiano e amico dei giudici per un solo nanosecondo. Nel 1996-2001 approvò una serie di leggi-canaglia contro la giustizia e la legalità, pro mafia e pro corruzione, plagiate dal programma di B. che infatti le votava entusiasta. In cambio il centrosinistra salvava dall’arresto prima Previti e poi Dell’Utri. Intanto destra e sinistra fraternizzavano in varie bicamerali degli affari, tipo quella dei furbetti del quartierino che scalavano banche e giornali. Nel 2001-2006 l’opposizione alle vergogne berlusconiane fu talmente inesistente da scatenare i Girotondi in piazza. Intanto i Ds cacciavano Furio Colombo dall’Unità per eccesso di antiberlusconismo. Nel 2006 il centrosinistra rivinse e riprese il suo sport preferito: completare l’opera lasciata a metà da B. Mandò Mastella alla Giustizia e varò subito il mega-indulto che mise fuori 30mila criminali e soprattutto impedì che finissero dentro Previti e B. Poi il nuovo ordinamento giudiziario che separava le funzioni dei magistrati. La guerra alla Forleo, a De Magistris e alla procura di Palermo. E il bavaglio sulle intercettazioni, approvato solo alla Camera perché intanto cadde il governo. Anche la festosa presenza di inquisiti Pd al governo, in Parlamento e nelle candidature, spacciata per clamorosa novità, è solo un mesto replay del recente passato. A parte il ‘94, quando non ne candidò neppure B., il centrosinistra ha sempre portato in Parlamento, al governo e negli enti locali carrettate di pregiudicati (perfino per omicidio e banda armata), imputati e inquisiti. Si diano pace i laudatores: anche sulla giustizia (si fa per dire), Renzi è come gli altri. Per quanto si sforzi, difficile riesca a fare peggio.
di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 14.09.2014