Gentile Ministro #Poletti,
Le scrivo a proposito della drammatica situazione degli ex dipendenti della Isochimica di Avellino, che, affetti da patologie asbesto-correlate contratte sul luogo di lavoro, non possono accedere al pensionamento anticipato in virtù della legislazione vigente.
La vicenda è tristemente nota e parte agli inizi degli anni ’80 quando circa 300 operai di quella che sarà ribattezzata “la fabbrica dei veleni” furono assunti per scoibentare carrozze e vagoni di proprietà di Ferrovie dello #Stato, cioè per grattare dai pannelli l’amianto a mani nude, senza abiti da lavoro, solo con una mascherina sul viso, inalando per otto, dieci ore al giorno fibre pericolose per la salute umana.
Erano poco più che ventenni.
Molti di loro, rientrando a casa la sera, abbracciavano i propri figli avendo addosso i vestiti con cui avevano lavorato. In più di dieci ci hanno già lasciato. La maggior parte degli altri è ammalata senza possibilità di guarigione.
Lo stabilimento è stato chiuso nel 1989 ma ancora oggi la città di #Avellino è in attesa di una bonifica del sito nonostante sia in corso una pesante indagine da parte della Procura della #Repubblica per disastro ambientale. La popolazione residente di Borgo Ferrovia, il popoloso quartiere su cui insiste l’Isochimica, aspetta che sia effettuato un testing medico-sanitario per monitorare le proprie condizioni di salute.
In questo scenario c’è la questione delicata ed urgente del prepensionamento dei lavoratori per la quale il la Camera dei #Deputati da oltre un anno ha prodotto molti atti, non ultime due proposte di legge, una risoluzione in Commissione #Lavoro e la mozione unitaria sull’amianto votata all’unanimità nel giugno scorso.
L’#Isochimica è l’emblema di altri casi italiani che gridano ugualmente giustizia: è singolare, per non dire incomprensibile, che uomini e donne che si sono ammalati facendo il proprio dovere, debbano continuare a lavorare per garantirsi le cure necessarie e assicurare il sostentamento alle proprie famiglie.
Aggiungere ora a quelli già prodotti altri atti ufficiali o attendere ulteriore tempo sarebbe inutile e forse dannoso.
In qualità di cittadino italiano, di parlamentare avellinese e di uomo Le chiedo di incontrare il prima possibile una delegazione di lavoratori, insieme ai deputati e senatori irpini o, comunque, nei modi che riterrà più opportuni, per discutere delle modalità e dei tempi per accedere al meritato prepensionamento. L’esasperazione per una vicenda che dura da oltre 30 anni è tanta e gli ex dipendenti della fabbrica saluterebbero con gioia la presa in carico della loro vicenda con l’ipotesi di soluzione concreta anche nella prossima Legge di Stabilità. Siamo convinti che ciò sia possibile. E siamo convinti che tutti gli operai d’Italia che si trovano in questa situazione abbiano già atteso oltremodo. E’ una scelta di natura politica su cui sono certo convergeranno tutte le forze parlamentari: garantire una esistenza dignitosa a persone in difficoltà o lasciarle al loro inesorabile destino. Credo che la sua risposta sia identica alla mia. Porre fine a queste palesi ingiustizie è sicuramente uno dei motivi più nobili che ci spinge a fare il lavoro che facciamo.
Non riuscirci, a mio modo di vedere, significherebbe mettere in dubbio l’utilità stessa del nostro ruolo in un momento in cui il nostro Paese ha un grande bisogno di certezze.
Sicuro di un celere e positivo riscontro, porgo cordiali saluti.
Carlo Sibilia