La Basilicata e la Sicilia sono meglio del Texas, il Mar Mediterraneo è pieno di oro nero che aspetta solo di essere estratto per renderci tutti ricchi, le persone che in tutta Italia si oppongono allo sfruttamento del proprio territorio e alla distruzione della propria economia sono solo “tre, quattro comitatini”.
Questi sembrano essere, ad oggi, i pensieri del Premier Renzi, almeno stando a quanto dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera.
Forse offuscato dalla voglia di fare, Renzi ha dimenticato di analizzare in maniera approfondita i dati, quelli veri. Parla di 40.000 posti di lavoro, prendendo per buoni i dati di Assomineraria (che ha recentemente dichiarato anche che le trivelle in mare fanno bene alla pesca), e dimenticandosi ad esempio di rapporti di Confindustria e sindacati, che evidenziano come il ramo occupazionale legato all’efficienza energetica sia enormemente più ampio e importante. Si potrebbero creare 160 mila posti di lavoro l’anno per dieci anni, senza considerare l’indotto per l’economia e i risparmi per i cittadini.
Ma Renzi sembra proprio non voler capire che il futuro sono le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. E mentre in Italia si cerca di fare tutto per ostacolare lo sviluppo delle rinnovabili, in Europa continuiamo a sentire il Ministro Guidi parlare del nostro paese come il nuovo hub europeo del gas, senza rendersi conto che i consumi di gas e combustibili fossili sono in calo (talvolta crollo) da anni.
Quanto al Texas italiano, è evidente che il petrolio della Basilicata non ha di certo portato sviluppo economico e benessere agli abitanti della regione, ma semmai soldi nelle tasche di pochi (e sempre i soliti). Stesso discorso vale per le trivellazioni off-shore della Sicilia, dove i rischi e i danni (ad esempio su turismo e pesca sostenibile) sono tutti sulle spalle dei cittadini, mentre i guadagni finiscono altrove. E per cosa? Per estrarre un quantitativo di petrolio che, stando ai dati ufficiali del Ministero per lo Sviluppo Economico, non coprirebbe neppure due mesi di consumi del sistema paese. Senza considerare le royalties, tra le più basse d’Europa.
E che dire dei comitati locali, quelle centinaia di migliaia di persone che, ogni giorno, in tutta Italia, vivono sulla propria pelle le conseguenze delle fonti fossili? Renzi, con notevole disprezzo, li ha rinominati “tre quattro comitatini”, ignorando che proprio loro, mai interpellati sulle decisioni energetiche del paese, sono quelli che conoscono meglio di tutti le implicazioni che derivano dall’uso dei combustibili fossili.
Anche per questo la Rainbow Warrior, la nave di Greenpeace in tour nel Mediterraneo, ha deciso di incontrare alcuni di questi comitati locali, per dare voce alle loro richieste costantemente inascoltate. Abbiamo più volte chiesto un incontro a Renzi e al ministro Guidi, non ultimo l’invito a salire a bordo della nostra nave per avviare un confronto.
Ma il premier e il “governo del fare” non sono così aperti al dialogo, visto che ai nostri inviti non hanno neppure mai risposto, dimostrando di non voler minimamente considerare non solo i comitati locali, ma anche le associazioni ambientaliste e i milioni di persone che le sostengono.
In circa due mesi Greenpeace ha già raccolto oltre 45.000 firme di cittadini che si sono dichiarati indipendenti dalle fonti fossili. E siamo sicuri che, a seguito delle dichiarazioni del premier, questo numero non potrà che aumentare.
Il nostro messaggio è chiaro: “Non è un paese per fossili“. Né per fonti fossili, né per politici fossili.
Luca Iacoboni – Campaigner Energia e clima
www.greenpeace.org/