A Tommaso Labate del ‘Corriere’ che le chiede “quanti nemici ha questa riforma”, il ministro Boschi oggi risponde sicura: «L’importante è che non ne abbia tra i cittadini. E infatti non ne ha».
Sarebbe interessante sapere dove Boschi ha appreso l’informazione in questione, cioè l’unanimità popolare sul suo testo. Perché – a parte qualche sondaggio che peraltro dice l’opposto – a me non risulta che su questa riforma i cittadini si siano espressi.
Il dubbio è che Boschi sia convinta di essere interprete della volontà popolare: come quei papi che durante la lotta per le investiture sostenevano che l’imperatore non era legittimo perché ciò era stato loro rivelato in intimo colloquio con DIo.
Dato per improbabile, tuttavia, un rapporto diretto tra l’Onnipotente e la Boschi, il mistero sulla fonte dell’informazione del ministro resta tale.
Il problema è che il mistero potrebbe durare molto a lungo, proprio per l’impianto elettivo in questione: che allontana i cittadini dalla rappresentanza e dalle decisioni, grazie alle liste bloccate alla Camera, ai nominati del Senato, alle leggi di iniziativa popolare soffocate e ai referendum abrogativi zavorrati.
Niente paura, comunque: anche in assenza di parlamentari scelti dai cittadini e seppur strangolati i canali di comunicazione tra dentro e fuori il Palazzo, per sapere che cosa pensano gli elettori basterà rivolgersi a Boschi: quali che siano le sue fonti, lei, evidentemente, lo sa.
di Alessandro Gilioli
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