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Energia eolica, quel business che l’Irpinia non sa sfruttare

In provincia restano solo gli spiccioli che le società lasciano ai comuni

Restano solo le briciole. Il grande business dell’eolico rappresenta, per l’Irpinia, una risorsa appena sfruttata. Le enormi potenzialità – che dovrebbero fortemente contribuire al rilancio delle aree interne – restano appannaggio di pochi. E, nonostante i progetti, i buoni propositi e gli auspici che, puntualmente, vengono fuori in ogni convegno  sul tema, in provincia restano solo i pochi spiccioli che le società del settore lasciano ai comuni sotto la voce della compensazione. I contratti <<migliori>> hanno garantito ad alcuni enti fino al 3,75% dei ricavi ottenuti dall’energia prodotta. Più in generale, le ultime intese si attestano sul 3%. Una cifra irrisoria per le società, che diventa ossigeno vitale per i comuni, sempre più in difficoltà a causa dei tagli nei trasferimenti statali. Si tratta di cifre che consentono di non gravare eccessivamente sui cittadini come, recentemente, è accaduto  a Bisaccia, Lacedonia e Savignano dove le rispettive amministrazioni hanno potuto azzerare l’Imu sulla prima casa. Ma le potenzialità del settore sono enormi e si presterebbero a ben altri risultati, soprattutto dal punto di vista formativo ed occupazionale. In questa direzione erano stati lanciati progetti importanti rimasti, però, sulla carta. E’ il caso del distretto e en energetico dell’alta Irpinia che – dopo la costituzione del tavolo tecnico – si sarebbe arenato a causa dell’impossibilità da parte della Regione di dirottare risorse sul settore. Come pure non c’è stata risposta alla richiesta della Provincia << di puntare su Bisaccia e sull’Alta Irpinia quale sede di questo polo formativo con il coinvolgimento degli istituti tecnici industriali, dell’Università del Sannio e delle imprese attive nel settore delle energie alternative>>. Se, da un lato, le aziende del settore richiedono una manodopera sempre più specializzata, difficilmente reperibile in Irpinia, dall’altro emerge il costante ricorso, a causa dell’abbandono della ricerca nel settore,sempre più a macchine straniere. Si tratta di dati incontrovertibili, presentati da esperti ed amministratori locali nel corso di recenti sulle energie alternative e, soprattutto, sull’eolico. Non mancano, inoltre, le polemiche. Le maggiori derivano dall’assenza di una normativa certa – il piano energetico ambientale regionale è bloccato già da alcuni mesi – che rende pressoché marginale il ruolo delle amministrazioni locali. In questo contesto è difficile immaginare la possibilità di garantire un ritorno sociale, occupazionale e di ricerca, soprattutto in un momento di sofferenza, in cui, dopo il boom degli anni scorsi, il settore sta vivendo una fase di recessione. Non mancano le difficoltà finanziarie che impongono ad alcune società ritardi nella realizzazione di progetti. Ma le difficoltà sono numerose. Se, infatti, il fronte anti eolico si è continuamente sfoltito, ha subito un’impennata il malaffare legato al business del vento. Numerosi sono stati i casi di attentati incendiari – perpetrati ai danni di aerogeneratori ma anche di attrezzature delle società del settore – che hanno interessato la zona di Bisaccia e della Baronia. Ma l’attenzione degli inquirenti è rivolta a tutto il fenomeno dell’eolico e ad eventuali commistioni tra il malaffare e la malapolitica come dimostra la recente indagine che ha portato al sequestro del parco eolico di Vallata.

Michele De Leo
Il Mattino 4 gennaio 2013

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