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Un pesce di nome Zanda

zandaLa so­sti­tu­zio­ne in com­mis­sio­ne di Vi­gi­lan­za del se­na­to­re Paolo Amato è del tutto il­le­git­ti­ma. Il Re­go­la­men­to pre­ve­de la so­sti­tu­zio­ne di un com­mis­sa­rio solo in caso di sue di­mis­sio­ni, in­ca­ri­co di go­ver­no o ces­sa­zio­ne per man­da­to elet­to­ra­le. Chec­ché ne dica il pre­si­den­te Schi­fa­ni, il quale sta eser­ci­tan­do le fun­zio­ni di pre­si­den­te del Se­na­to con mo­da­li­tà che vanno to­tal­men­te cen­su­ra­te sotto ogni pro­fi­lo, isti­tu­zio­na­le e re­go­la­men­ta­re. Mo­da­li­tà più da gio­co­lie­re che da in­ter­pre­te del di­rit­to”. Così parlò il 4 lu­glio 2012 Luigi Zanda, già pre­si­den­te per 10 anni del me­ri­to­rio Con­sor­zio Ve­ne­zia Nuova, al­lo­ra vi­ce­ca­po­grup­po del Pd al Se­na­to, vi­bran­te di sde­gno per­chè Schi­fa­ni aveva ob­be­di­to al­l’or­di­ne del Pdl di epu­ra­re in Vi­gi­lan­za il se­na­to­re az­zur­ro dis­si­den­te Amato. Zanda (come ri­cor­da Da­nie­le Di Mario su Il Tempo) gridò allo scan­da­lo per la pa­le­se vio­la­zio­ne non solo del­l’art. 67 della Co­sti­tu­zio­ne (“ Ogni mem­bro del Par­la­men­to rap­pre­sen­ta la Na­zio­ne ed eser­ci­ta le sue fun­zio­ni senza vin­co­lo di man­da­to”), ma anche del Re­go­la­men­to par­la­men­ta­re. Pd e Udc mi­nac­cia­ro­no di bloc­ca­re i la­vo­ri del Se­na­to e si ri­ti­ra­ro­no in buon or­di­ne solo quan­do il po­ve­ro Amato si di­mi­se spon­te­nea­men­te, anzi spin­ta­nea­men­te. Sono tra­scor­si due anni e non ri­sul­ta che la Co­sti­tu­zio­ne e il re­go­la­men­to siano cam­bia­ti (i mem­bri delle com­mis­sio­ni con­ti­nua­no a es­se­re no­mi­na­ti dai pre­si­den­ti di Ca­me­ra e Se­na­to su in­di­ca­zio­ne dei grup­pi, sciol­ti da ogni vin­co­lo di man­da­to, e pos­so­no es­se­re so­sti­tui­ti solo se si di­met­to­no o as­su­mo­no in­ca­ri­chi di go­ver­no o altre ca­ri­che elet­ti­ve). Sono cam­bia­ti solo il co­lo­re della mag­gio­ran­za e il ruolo di Zanda – al­l’e­po­ca vi­ce­ca­po del grup­po e ora capo – tanto basta per­chè Sme­mo­Zan­da non solo si scor­di quel che di­ce­va al­lo­ra, ma fac­cia esat­ta­men­te il con­tra­rio, imi­tan­do in tutto i pu­tri­bon­di fi­gu­ri che cac­cia­ro­no il po­ve­ro Amato per rim­piaz­zar­lo con l’ob­be­dien­te Vie­spo­li : oggi in­fat­ti, non con­ten­to di al­lon­ta­na­re – per or­di­ne della mi­ni­stra Bo­schi, cioè di Renzi – dalla com­mis­sio­ne Af­fa­ri co­sti­tu­zio­na­li Mineo e Chiti, rei di non voler vo­ta­re imagesla bo­ia­ta del “ Se­na­to delle Au­to­no­mie”, Zanda pren­de il posto di Mineo per blin­da­re la con­tro­ri­for­ma del Se­na­to im­po­sta dal go­ver­no (che in teo­ria non avreb­be al­cu­na voce in ca­pi­to­lo sulle ri­for­me co­sti­tu­zio­na­li, ma fa quel che gli pare sca­val­can­do il Par­la­men­to). Il tutto av­vie­ne pro­prio nella com­mis­sio­ne Af­fa­ri co­sti­tu­zio­na­li, che do­vreb­be vi­gi­la­re sulla le­git­ti­mi­tà delle norme e in­ve­ce è la prima a vio­lar­le, nel di­sin­te­res­se della pre­si­den­te Anna Fi­noc­chia­ro. La quale due anni fa tuo­na­va con­tro “ l’at­to il­le­git­ti­mo e senza pre­ce­den­ti di Schi­fa­ni” : ora trova che “ la de­ci­sio­ne spet­ta al grup­po Pd e la cri­ti­ca ra­di­ca­le di Mineo non è solo un’e­spres­sio­ne di li­ber­tà di co­scien­za : pone un’al­ter­na­ti­va tra il fare e non fare le ri­for­me”. Anche Ca­si­ni nel 2012 di­fen­de­va Amato dai ber­lu­sco­nes cat­ti­vi : ora li­cen­zia il dis­si­den­te Mauro a van­tag­gio del fi­lo­ren­zia­no Ro­ma­no. La Co­sti­tu­zio­ne e il Re­go­la­men­to per i ne­mi­ci si ap­pli­ca­no e per gli amici si in­ter­pre­ta­no, anzi si cal­pe­sta­no. Pare che ora Zanda so­sten­ga che il di­vie­to di vin­co­lo di man­da­to vale solo in aula e non in com­mis­sio­ne. Chis­sà dove l’ha letto : nella Carta e nel Re­go­la­men­to que­sto di­stin­guo da Az­zec­ca­gar­bu­gli non c’è scrit­to. Però lui dice che c’è, quin­di de­v’es­se­re vero. E poi la si­gno­ri­na Bo­schi parla di “ de­ci­sio­ne de­mo­cra­ti­ca”, quin­di de­v’es­se­re dop­pia­men­te vero. Nel­l’An­no I del­l’E­ra Ren­zia­na vi­go­no una Co­sti­tu­zio­ne e un Re­go­la­men­to pret à por­ter, che nes­su­no si sco­mo­da nep­pu­re a met­te­re nero su bian­co : torna la tra­di­zio­ne orale, dove ciò che è giu­sto e ciò che è sba­glia­to di­pen­de da chi lo fa. Se il cen­tro­de­stra o 5 Stel­le espel­lo­no qual­cu­no, si chia­ma epu­ra­zio­ne, purga, au­to­ri­ta­ri­smo. Se lo fa il Pd (anzi il go­ver­no !), si chia­ma so­sti­tu­zio­ne, av­vi­cen­da­men­to, de­mo­cra­zia. Con la dif­fe­ren­za che, quan­do il Pdl fa­ce­va una por­ca­ta, il Pd an­co­ra fia­ta­va. Ora che le por­ca­te le fa il Pd, Forza Ita­lia tace e ac­con­sen­te : in fondo, sono le spe­cia­li­tà della casa.

di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 17.06.2014

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