La patata bollente tocca al capogruppo di turno alla Camera, Giuseppe Brescia. È lui che esce dalla riunione e parla di quello che accade dentro e di quello che dovrebbe accadere nei prossimi giorni.
Onorevole, Grillo e Casaleggio non sapevano dell’analisi del voto. E non l’hanno presa bene. È vero?
Grillo e Casaleggio non sono al corrente di tutto quello che facciamo qui dentro. Noi abbiamo cercato di fare, sulla base dei dati a disposizione e sulla base dei flussi elettorali, un’analisi del voto. Credo sia un’attività normale.
Scavalcate i leader?
No, cerchiamo di capire quale e come sarà la nostra attività di opposizione a questo governo nei prossimi mesi. E il report credo sia un buon punto di partenza.
E il punto di arrivo quale sarebbe?
Quello di comunicare meglio il lavoro che facciamo qui dentro, una grande quantità di lavoro che invece non viene percepita all’esterno.
È un ritornello che si ripropone: otto mesi fa, quando volavano gli scontrini nelle riunioni, qualcuno usciva e diceva che dovevate comunicare meglio.
Entrare in questo palazzo, dice, e capire come trasmettere il messaggio di quello che viene fatto tutti i giorni è un lavoro molto, molto complicato. Non era possibile risolvere la questione in due giorni. È chiaro che il problema si ripropone con frequenza. Siamo una forza giovane, questo sarebbe opportuno non dimenticarlo.
Il messaggio #vinciamonoi è stato un errore?
È stato alzare troppo l’asticella. Non è stato un messaggio decisivo. Resta un dato che tutti fanno finta di dimenticare: abbiamo consolidato un 21 per cento, siamo il secondo partito.
C’è stato uno scambio di accuse durante la riunione?
È stata dura, ma non litigiosa.
Il gruppo comunicazione dice che è stata sbagliata la comunicazione: un paradosso. Devono dimettersi da subito, verrebbe da dire.
Migliorarsi. E noi parlamentari con loro.
e.l.