Fu definita la discarica “più sicura d’Italia” ma sta crollando tutto e se lo smottamento dovesse proseguire c’è il rischio di scivolamento verso il sottostante fiume Sele dei rifiuti depositati a monte. La spazzatura si trova fino ad un’altezza di circa 30 metri al di sopra della frana, iniziata a metà marzo al di sopra della vasca A, come scoperto e documentato dal movimento civico “Serre per la vita”.
Sta crollando tutto. La strada interna, i piloni, i muri di contenimento esterno. Il materiale sgretolato ha raggiunto il bosco nelle vicinanze. Il
percolato cola. I relativi
pozzi per la raccolta sono quasi tutti paurosamente inclinati. La
discarica di Macchia Soprana, a Serre (Salerno), chiusa e semiabbandonata, è ridotta in condizioni pietose. È diventata una ‘bomba’ ecologica pronta a esplodere perché se lo smottamento dovesse proseguire c’è il
rischio di scivolamento verso il sottostante
fiume Sele dei rifiuti depositati a monte. La spazzatura si trova fino ad un’altezza di circa 30 metri al di sopra della frana, iniziata a metà marzo al di sopra della vasca A, come scoperto e documentato dal movimento civico “Serre per la vita”. La discarica, costituita da un sito di stoccaggio provvisorio e da due vasche, fu
aperta nel 2007 in piena emergenza rifiuti in Campania, e chiusa nell’agosto 2008 perché totalmente saturata. Fu definita dal ministero dell’Ambiente “la più sicura d’Italia” ma in realtà fu il frutto di uno scontro politico-ambientalistico tra il ministro verde
Alfonso Pecoraro Scanio e il commissario di governo per l’emergenza
Guido Bertolaso che produsse la teoria del “male minore”: si andava a Macchia Soprana per salvare l’area di
Valle della Masseria, ritenuta di pregio superiore. E così si decise di inaugurare un impianto in una
scarpata argillosa, all’interno di un bosco di
macchia mediterranea di circa 200 ettari. A meno di un chilometro dal fiume Sele ed a qualche chilometro a monte della traversa di sbarramento che forma una
diga strategica per l’agricoltura del salernitano. Una zona che da circa 30 anni è
oasi del Wwf. “Da oltre settanta anni – ricordano gli attivisti di ‘Serre per la vita’ – da questa diga partono i canali per l’irrigazione della piana del Sele in cui operano aziende agricole che esportano primizie in tutto il mondo”.
Nella discarica di Macchia Soprana, a dispetto della evidente precarietà del sito, c’è finito di tutto e di più. C’è chi dice 300mila tonnellate di rifiuti, chi 700mila, chi addirittura un milione. Negli ultimi mesi la spazzatura sversata attraversato i camion che percorrevano la strada oggi distrutta, non veniva più pesata. I risultati sono quelli che vedete nelle foto. Da diverse settimane, alla base della frana è apparso anche il percolato. Sta fuoriuscendo dalla vasca, segno di una probabile rottura dei teloni posti alla base ed intorno ai rifiuti.
di Vincenzo Iurillo
Il Fatto Quotidiano 05.04.2014