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L’altra Casal di Principe che combatte la Camorra con la raccolta differenziata

Raccolta rifiuti1In poche settimane una crescita impetuosa: dal 2 al 42 per cento. Grazie al commissario straordinario e alla voglia di voltare pagina dei cittadini. Per riprendere la lotta alla malavita con l’istruzione e la cultura. Come voleva Don Peppe Diana.

Il riscatto di un’altra Casal di Principe – quella che dice No alla camorra e in cui credeva Don Peppino Diana – inizia proprio dai rifiuti. Nella terra dei fuochi dove la criminalità organizzata dei Casalesi ha fondato il suo impero sull’oro nero. Qualcosa sta cambiando se per una sorta di legge del contrappasso proprio qui – nella patria di quei boss che con i rifiuti hanno avvelenato la Campania – si è raggiunta una delle più alte percentuali di raccolta differenziata del Sud.E se fino a giugno del 2013 lo stesso Comune – sciolto per ben tre volte per infiltrazione camorristica – sulla differenziata era in coda alle classifiche (con appena il 2 per cento), dal mese di gennaio qualcosa è cambiato.
I cittadini di Casale hanno risposto con grande partecipazione alla sfida lanciata dal prefetto Silvana Riccio presidente della Commissione straordinaria che ha preso il timone dell’amministrazione.
UN BALZO IN AVANTI FINO AL 42 PER CENTO
La raccolta differenziata ha raggiunto in poche settimane l’invidiabile percentuale del 42 per cento, con un risparmio di 50mila euro al mese nella gestione dell’intero ciclo. Il senso dell’operazione è risanare quelle stesse attività che hanno arricchito la criminalità organizzata e fatto della Campania felix la triste Terra dei fuochi.E non è un caso se tutto l’appalto è stato affidato alla Green Line, azienda confiscata in amministrazione giudiziaria che era di proprietà di Nicola Ferraro, imprenditore di Casale attivo dall’inizio degli anni Novanta nel settore dei rifiuti, nonché ex consigliere regionale (2010) dell’Udeur, condannato a 10 anni di carcere per mafia.«Quando siamo arrivati a Casal di Principe – racconta il prefetto Silvana Riccio – c’erano cumuli di spazzatura altissimi ovunque. Ora questa partecipazione e la voglia di cambiamento sono state coltivate e hanno dato i primi frutti. Bisogna recuperare il rapporto con le istituzioni. L’ufficio tecnico qui era uno di quelli su cui vi era la maggiore ingerenza della politica. Bisogna trasmettere con le azioni e non a parole che le condizioni di vita e i servizi possono migliorare ed esistere per tutti in maniera trasparente ed uguale e non per una famiglia piuttosto che per un’altra o che su questo qualcuno possa fare i suoi interessi».DALL’ACQUA ALLA SCUOLA 

Bisognava ripartire dalle cose più semplici e per farlo è stato necessario pensare anche all’acqua. Via ad un servizio di distribuzione di acqua potabile grazie all’uso di autobotti per i cittadini di Casal di Principe non raggiunti dalla rete idrica e per chi non può berla perché perché irremidibilemente inquinata da anni di sversamenti illegali.

In più il Comune di Casale ha partecipato nel mese di novembre ad un bando del ministero dell’Ambiente per il potenziamento della raccolta differenziata destinato ai Comuni sciolti per infiltrazione camorristica della Campania, Calabria e Sicilia. Con un decreto scritto su misura è stata approvata la graduatoria e Casal di Principe ha ricevuto 796.000 euro per uscire dalla spirale di malavita e inquinamento.

Grazie ad automezzi, biocompostiere, isole ecologiche e un sistema di riconoscimento tramite badge dei cittadini che conferiscono il materiale riciclabile con sistemi premianti per i cittadini virtuosi. Così il prefetto lascerà all’amministrazione che subentrerà un sistema virtuoso.

Per questo a breve partiranno alcuni progetti nelle scuole locali insieme a Legambiente. «Le armi che abbiamo – ha concluso Silvana Riccio – sono l’istruzione e la cultura». Le stesse con cui combatteva Don Peppino Diana – il prete ucciso a Casal di Principe dalla camorra il 19 marzo del 1994 – cui è dedicata la sala consiliare del Comune e la cui targa si trova davanti chiunque si sieda in quell’aula, per ricordare che quei valori continuano a vivere a Casale.

di Marina Cappitti
espresso.repubblica.it/

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