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Il triste declino di De Luca: gli chiudono anche la metro

De Luca metroVENT’ANNI PER FARLA, INAUGURATA CINQUE MESI FA: MA IL COMUNE DI SALERNO HA FINITO I SOLDI.

Pesce d’aprile a Salerno: chiude la Metropolitana, pensata vent’anni fa e inaugurata da cinque mesi da un raggiante sindaco nonché (all’epoca) viceministro Pd alle Infrastrutture Vincenzo De Luca. Non è uno scherzo, anche se assomiglia a una barzelletta. È la storia di un servizio avviato in pompa magna senza un piano economico, senza chiarezza sulla gestione e sull’effettiva utilità, senza garanzie contrattuali di lungo periodo. Con un politico, De Luca, che taglia il nastro quando è riverito e potente, e subisce impotente lo stop dopo che è stato cacciato dalla stanza dei bottoni del ministero. E con il consueto gioco dello scaricabarile, dove tutti hanno colpe e nessuno le ammette: comune, regione e governo. Finisce con Salerno tappezzata di manifesti: quelli col logo del comune che parlano di “delinquenti politici” in Regione; altri del Pd che accusano Forza Italia, il partito del governatore Stefano Caldoro. “Colpevoli”, Fi e regione, di non aver tirato fuori i soldi e aver “chiuso la metropolitana”. Uno spettacolo che va in scena nel teatro di Trenitalia-Rfi: i binari, infatti, sono loro.
LA TRATTA è in superficie. Di “metro” c’era ben poco in quel tragitto tra il centro di Salerno e la periferia orientale. “È servita soltanto a portare gente per le Luci d’Artista” dice tra i denti un salernitano. L’assessore regionale ai Trasporti, Sergio Vetrella, s’è sempre rifiutato di chiamarla metropolitana. La definisce “ferrovia”. E lo ha ribadito nell’ennesimo summit, ieri, in commissione Trasparenza, davanti all’assessore comunale di Salerno, Luca Cascone. Il sindaco non ha partecipato. Fonti salernitane lo definiscono alle prese con un dilemma: meglio dissanguare le casse comunali per far ripartire al più presto il trenino oppure lasciare le cose come stanno per continuare ad additare la colpa del fermo alla Regione del “nemico” Caldoro e guadagnare punti in vista della sfida del 2015, con De Luca che punta a prenderne il posto? L’ultima corsa è partita alle 22:15 di ieri. Poca gente. Malinconia mista a una sorda rabbia. Finora la metro ha viaggiato sull’onda dell’ottimismo. Ovvero grazie agli anticipi da 1,6 milioni di euro di un Comune già indebitato per alcuni faraonici investimenti infrastrutturali. È il comune che ha firmato il contrattino provvisorio, scaduto ieri, con Trenitalia. Previo permesso della Regione, che però – al momento di pagare per stabilizzare il servizio – s’è tirata indietro. Cascone si augura di riaprire la metro entro poche settimane. De Luca ne ha definito la chiusura “un atto di delinquenza politica da parte della Regione che fa finta di non sapere che è lei a doversi far carico degli oneri di gestione della metropolitana e ha il dovere di inserirla nel contratto di servizio con Trenitalia, visto che riceve dallo Stato 550 milioni, di cui 150 destinati a Trenitalia” e visto che, ricorda il sindaco, sul tema “nel giugno 2013 è stato firmato un accordo con ministero dei Trasporti e regione Campania”.    DE LUCA ricorda molto bene perché il viceministro era lui. Circostanza che Vetrella sottolinea con punture di spillo: “Il sindaco eviti gli insulti per coprire i suoi errori: non è immaginabile prima spendere 50 milioni e poi porsi il problema della gestione. Un viceministro che presiede la riunione in cui viene firmato un protocollo in cui si impegna, tramite il proprio assessore comunale, a ridurre i servizi su gomma e a trovare i soldi per coprire la gestione; un articolo di legge del governo che confonde i costi di investimento e i costi di gestione e finanzia 5 milioni per comprare treni. Tutti errori – conclude – che non si possono coprire buttando la responsabilità su altri”. E la metro muore nella culla.
di Vincenzo Iurillo
Il Fatto Quotidiano 01.04.2014

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