Quasi in 80mila nei siti espositivi e archeologici, la metà a San Francesco a Folloni
Sono quasi 80mila le persone che in tutto il 2013 hanno fatto visista ad un museo o ad un monumento dell’Irpinia. Un dato in aumento, riferito a tutti i siti, dieci in totale, di competenza diretta del Ministero Beni Culturali, che ogni anno si preoccupa di verificare l’andamento del turismo culturale in ciascun territorio. L’anno appena trascorso regala alla provincia di Avellino un trend tutto sommato positivo, dato che le visite complessive sono cresciute, nel giro di 12 mesi, da 48.438 a 76.988. Quasi 30mila in più, dunque, ma con un aumento non distribuito equamente tra i diversi luoghi. A fare boom, è il caso di dirlo, è stato senza ombra di dubbio il Museo di San Francesco a Folloni di Montella, che da solo rappresenta il punto di arrivo di oltre metà del flusso turistico museale dell’Irpinia. Il complesso monumentale, istituito come museo solo nel 1999, si è giovato di un lavoro continuo di restauro e promozione, tanto da passare dal sofferto dato di 15mila visitatori nel 2012 alla ragguardevole quota di 40.586 accessi nel 2013. Cifre che equiparano il museo montellese a tanti altri siti di interesse della Campania che, a sua differenza, prevedono anche il pagamento di un biglietto di ingresso. Per ora a Folloni va bene così, ma la crescita del sito lascia presagire un futuro caratterizzato da ancora più visite e, magari, dalla creazione di una piccola fonte di autofinanziamento. Il primato irpino premia la storia e la tradizione di un complesso monumentale che nasce come convento fondato, si racconta, dallo stesso San Francesco d’Assisi nel gennaio del 1222, mentre era di passaggio verso il santuario di San Michele sul Gargano. Nei secoli, poi, la struttura ha vissuto diverse trasformazioni, fino ad assumere l’attuale configurazione, che la rende attrattore turistico di rilievo. Il Museo annesso al complesso, infatti, espone oggetti di valore storico ed artistico significativi per la secolare storia del convento. Nel passato recente, grazie all’interesse di padre Agnello Stoia ed al contributo della Regione, sono stati musealizzati arredi e suppellettili lignee, ceramiche, argenti, stoffe, stampe, che vanno dal quindicesimo al diciannovesimo, nonché numerose reliquie. Di grande valore storico e artistico sono anche i paramenti sacri in broccato di seta de sedicesimo secolo. Sta di fatto che oggi il museo offre un itinerario interno talmente suggestivo da varcare la soglia delle 40mila visite.
Le note positive non si fermano a Montella. Il secondo museo irpino di competenza Mibac è senz’altro quello del Palazzo della Dogana dei Grani di Atripalda, che è passato nel giro di un anno da 15.092 a 21.600 visitatori. Buono, ma con ottimi margini di crescita, è il dato degli accessi al Parco archeologico dell’antica Aeclanum (a Mirabella Eclano), 5.781 con un aumento annuale di oltre 400 unità. Le note dolenti, almeno dal punto di vista numerico, coinvolgono però altre realtà culturali della provincia. Dati alla mano, gli Antiquarium di Avella ed Ariano Irpino hanno vantato rispettivamente 2.259 e 1.723 visitatori, non molti e in entrambi i casi in netto calo rispetto al 2012. Dimezzato anche il flusso nell’area della Necropoli di Avella (da 3.300 a 1.660), mentre l’anfiteatro dello stesso comune è sceso sotto le 2mila visite (1.923). La villa romana di Lauro si è invece mantenuta sulle 1.300 visite ( dato stabile), le cifre in assoluto minime riguardano il Tempio Italico di Casalbore, non visitabile nel 2012 e con soli 117 accessi nel 2012, e la “triste” area archeologica Abellinum di Atripalda, chiusa al pubblico e ferma a 0.
di Livio Coppola
Il Mattino di Avellino 29.03.2014