Succede che nei Comuni, nelle Regioni e nello stesso Parlamento, i portavoce del M5S siano avvicinati da dei bravi ragazzi che chiedono aiuto e giustizia. La richiesta è di solito molto semplice “Fatelo voi che potete!“. I bravi ragazzi appartengono ai partiti e ne vedono giornalmente le porcate che votano senza battere ciglio. Le votano, ma non le condividono. L’indignazione che in loro è sempre più forte, ma sempre meno della poltrona, li spinge a confidarsi con gli appartenenti al M5S. “Fatelo voi che potete!“. Gli passano informazioni inedite, persino consigli procedurali per bloccare questa o quella proposta di legge. I bravi ragazzi hanno un linguaggio contenuto, privo di parole volgari. Loro “dialogano” all’interno del partito dal quale sono stati nominati. Non sono espressione della volontà popolare, nonostante amino a parole, e profondamente, la democrazia. Sono pura, diretta, unica emanazione di un capobastone di un partito, si chiami Letta, Renzie, Verdini o Berlusconi e a lui devono obbedienza. Possono alzare il sopracciglio e fare dichiarazioni di indipendenza ai giornali, questo gli è concesso, ma rimangono al guinzaglio, come dei cagnolini da compagnia di cui spesso hanno l’aspetto. La loro onestà intellettuale li spinge a chiedere di votare contro il partito di appartenenza “Non fatela passare questa legge! Voi che potete“. In questo “che potete” c’è la chiave della loro prigionia, del vorrei ma non posso, del deputato in gabbia. Dei bravi canarini che anche con lo sportellino spalancato non si avventureranno mai all’aperto. Chi gli darebbe il becchime? Cinguettano il loro disappunto e questo li fa sentire meglio. Sono in fin dei conti dei bravi ragazzi. Armiamoci e partite, voi del M5S che siete liberi.
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