I comitati ora raccolgono le firme per la green economy
Un appello promosso a favore della campagna di sensibilizzazione contro l’avvio delle ricerche petrolifere in Irpinia, sostenuto dal Comitato No trivellazioni in Irpinia, ma non solo per dire un no. Il testo del manifesto è un monito alla green economy, una richiesta chiara rivolta alle autorità locali, regionali e nazionali ad impegnare nel futuro l’intero Paese su una politica di sostegno del quadro energetico disegnato dall’Europa. Prendendo a modello quanto accaduto negli Stati Uniti nel 2005, quando un tornado distrusse New Orleans probabilmente per effetto dei mutamenti climatici, i proponitori del manifesto chiedono alla politica e alle istituzioni di muoversi per prevenire l’emergenza con la stessa determinazione necessaria a fronteggiare una calamità naturale già conclamata. In questo senso, propongono un modello industriale verde, basato sulle fonti rinnovabili e alternative di energia, quindi sul risparmio di elettricità e calore, la cosiddetta white economy. Il testo dell’appello sarà trasmesso alle associazioni, alle scuole, agli enti locali, alle forze politiche e ad ogni comitato e associazione operanti in provincia di Avellino. <<L’obiettivo è sostenere il fronte di dissenso contro le ricerche petrolifere in Irpinia e sollecitare una decisa presa di coscienza della società civile contro il petrolio per la salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica>>, si legge. L’appello giunge in un momento particolare della vicenda petrolifera irpina, mentre a Napoli si lavora sull’istruttoria di una valutazione di impatto ambientale presentata dalla Cogeid e dalla Italmin Exploration per perforazioni esplorative a Gesualdo, ma soprattutto durante il passaggio di consegne fra Flavio Zanonato e Federica Guidi al timone del Ministero dello Sviluppo Economico. Al Mise si deciderà in ultima analisi il destino dell’Alta Irpinia e dell’Ufita, quando le carte napoletane sulle richieste di ricerche petrolifere locali approderanno negli uffici dell’Unmig. C’è attesa per capire le intenzioni del nuovo ministro, mentre le compagnie minerarie spingono perché non si smantelli la strategia nazionale di rilancio nazionale delle estrazioni di idrocarburi. Fino ad ora il Pd in particolare, nelle commissioni si era lavorato per ottenere una revisione delle politiche energetiche lasciate da Claudio Scajola e Corrado Passera. Luigi Famiglietti per quello che riguarda l’Irpinia, di concerto con altri deputati dl suo stesso partito, ma anche di Sel e dell’M5s aveva ottenuto l’adesione del governo Letta ad indirizzi precisi di tutela dei territori caratterizzati dalla presenza di sorgenti idriche strategiche o classificati a rischio sismico e idrogeologico. In una compagine di governo dove non figurano più le forze politiche che avevano ispirato un ritorno massiccio alle estrazioni petrolifere terrestri e in mare, oggi c’è la possibilità concreta di cambiare direzione strategica su un tema decisivo per il futuro economico, sociale ed ecologico del Paese. Lungo la dorsale appenninica il rischio sismico dovrebbe essere dichiarato incompatibile con l’attività mineraria, spiegano i comitati, che si battono per ottenere il rispetto delle vocazioni locali in un quadro di sicurezza per la salute dei cittadini.
Christian Masiello
Ottopagine 24.02.2014