“La chiave di lettura della realtà politica passa attraverso i due paradigmi fondamentali della sintassi mediatica in Italia: il Paradosso e l’Ossimoro. Se non si comprende questo, si finisce per diventare vittime di un abbaglio, di una illusione ottica, di una manipolazione e si perdono i contorni che definiscono la realtà per ciò che essa è.
Veniamo dunque al punto: Matteo Renzi è un giovane politico. Il suo valore reale politico è pari a quello di Flavio Tosi, Ignazio Marino, Luigi De Magistris, colleghi che amministrano grandi città. E’ diventato il segretario di un partito che non ha vinto le elezioni e che ha costituito un governo con un altro partito che ha perso le elezioni, guidato da un pregiudicato che le istituzioni hanno stabilito non essere degno di far parte del Senato, condannandolo alla decadenza del suo ruolo e della sua funzione, in quanto condannato a “non poter svolgere nessuna mansione in ambito pubblico istituzionale“. Siccome messa così era davvero troppo perfino per i votanti piddini, a ottobre del 2013 si è verificata una specie di spaccatura nel PDL (che se è vera sembra finta). Il paradosso consiste nel fatto che la spaccatura si è verificata perché il PDL era “contro questo governo“, ma ha votato la fiducia al governo. Matteo Renzi, nel frattempo, dichiarava che non avrebbe mai fatto nè le larghe intese nè un accordo con Berlusconi su nessun punto. Lo ha accolto nella sede del PD e con lui ha stabilito il varo di una legge elettorale. Qui entriamo nell’ossimoro: i perdenti decidono le leggi. E qui proseguiamo nel grande paradosso: il sindaco di una città di media grandezza che non è stato mai votato a livello nazionale in una regolare votazione politica (le primarie sono un evento privato) ha comunicato al primo ministro in carica che lui era decaduto e l’ha licenziato. L’aspetto folle consiste nel fatto che il primo ministro ha accettato come se si trattasse di un evento normale. Anche il Presidente in carica l’ha ritenuto normale, così come ha ritenuto normale che non venisse fatto neppure un accenno, un dibattito, una votazione, nè alla Camera nè al Senato (perché non c’è tempo, è stato detto). Questo sindaco è diventato il Presidente del Consiglio incaricato comunicando che a) avrebbe fatto esattamente lo stesso tipo di alleanza e di governo che aveva fatto la persona da lui licenziata per aver fatto quel tipo di alleanza e di governo; b) che escludeva qualunque tipo di alleanza con la compagine di SEL che faceva parte della coalizione elettorale del suo partito.
Quindi, oltre a non rispettare nessuna promessa elettorale, non è stato rispettato neppure l’alleato di coalizione, il quale (Vendola) -anche questo incomprensibile- non ha protestato più di tanto, considerando normale che l’alleato scelga di allearsi con l’oppositore: altro paradosso inspiegabile.
Il Presidente ha ricevuto al Quirinale le delegazioni, accogliendo un senatore decaduto, condannato in via definitiva, che per Legge non può esercitare funzioni pubbliche, facendola apparire come prassi normale. L’immagine che si è offerta al Paese è stata inevitabilmente quella delle istituzioni che sono state sequestrate dai privati, perchè le scelte di governo, le cariche, i ruoli, le mansioni, le modalità di legiferare, avvengono tra soggetti privati che decidono sulla base di un loro capriccio personale -sorretto dai media- di andare ad occupare dei luoghi pubblici.
E veniamo quindi all’incontro tra Grillo e Renzi.
E’ l’incontro tra il leader che rappresenta le istanze di gran parte dell’elettorato italiano e un segretario di partito che non si sa nemmeno se e quanto rappresenti la base di quel partito.
Poichè gli italiani sono, oltre che spaesati, avviliti, depressi, stanchi, demoralizzati, immotivati, soprattutto addormentati, non hanno preso atto della gravità di ciò che sta avvenendo.
Il leader di M5s, facendosi carico delle istanze della base, comunica il suo punto di vista: “è inutile andare all’incontro, si tratta di una farsa” ma prende atto dell’umore generale e lancia un sondaggio il cui esito viene rispettato e allora si va. Il tutto a Palazzo Chigi, luogo ormai completamente esautorato da ogni funzione di autorevolezza esecutiva pubblica, si svolgono incontri tra soggetti privati.
C’è quindi l’incontro che Grillo gestisce sapendo che sta vivendo un paradosso e finisce come tutti sanno: a pesci in faccia.
Meno male.
Avevano ragione Enrico Berlinguer e Francesco Cossiga: con i terroristi non c’è trattativa.
I poteri forti hanno sequestrato le istituzioni della Repubblica.
Hanno scelto e deciso di non rispettare la formalità del dettame della Legge.
Dicono notizie false, danno cifre false e bugiarde, e vengono smentiti dall’Europa.
Diffondono paura e terrore che aumentano la depressione sociale e la disperazione.
La mia parte interiore di sincero democratico e di grande amante del dialogo e della comunicazione con ogni tipo di interlocutore (sono uno che parla anche con i sassi) era a favore dell’incontro.
La stessa parte di sincero democratico è stata contentissima dell’esito: pesci in faccia da parte di chi ha vinto le elezioni ed è costretto a vedersela con un vero intruso nelle istituzioni.
Ci hanno sequestrato l’anima e vogliono anche trattare.
Hanno diffuso soltanto paura e terrore psichico.
A coloro che sono rimasti delusi perché si aspettavano da Grillo un armonico dialogo, non posso che dire: aveva ragione lui, si trattava di una farsa.
Io sono rimasto deluso da me stesso, per aver pensato che valesse la pena l’incontro.
Ho esagerato in ottimismo.
L’unica possibilità per le istituzioni italiane di dimostrare di non essere una società privata consiste nel prendere atto della situazione attuale e indire nuove elezioni politiche, immediatamente.
Avevano ragione Enrico Berlinguer e Francesco Cossiga: con i terroristi non c’è trattativa.
Mai, e per nessun motivo.
Chi non rispetta la Legge, è fuori dal sistema.” Sergio Di Cori Modigliani