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Imu-Bankitalia, decreto approvato dalla Camera con la “ghigliottina” della Boldrini

Laura BoldriniIl decreto Imu-Bankitalia ce la fa a 4 ore dal patibolo, cioè dalla scadenza – a mezzanotte del 29 gennaio – del testo approvato due mesi fa. Ce la fa grazie alla “ghigliottina” decisa dalla presidente della Camera Laura Boldrini dopo che quasi 170 deputati dei gruppi di opposizione (in gran parte del Movimento Cinque Stelle) si erano iscritti a parlare per fare ostruzionismo a un provvedimento contestatissimo soprattutto nella parte che riguarda la banca centrale. Un’approvazione (236 sì, 209 no) avvenuta nel caos proprio per la scelta compiuta dalla presidente di Montecitorio. Non appena ha aperto la votazione, è scoppiata la protesta. I deputati dei Cinque Stelle hanno iniziato a urlare, ma la Boldrini non ha fatto caso. A quel punto, i deputati grillini sono corsi verso i banchi del governo. I commessi hanno provato a fermarli ma senza riuscirci. E’ arrivato anche Fabio Rampelli di Fdi, sventolando una bandiera tricolore che i commessi non sono mai riusciti a togliergli dalle mani. Dai banchi del Pd si è sentito urlare “Fascisti, fascisti”. Caos che è proseguito durante la votazione: i deputati del M5s si sono gettati sul banco del governo occupandoli e hanno cominciato a fischiare con fischietti. Alcuni erano imbavagliati. E’ scoppiata quasi una rissa. I deputati di Fratelli d’Italia nel frattempo hanno buttato monete di cioccolata. I deputati di Sel dopo il voto finale hanno cantato a squarciagola “Bella Ciao“. I Cinque Stelle rispondono cantando l’Inno di Mameli e decidono di occupare l’Aula di Montecitorio. Malgrado la seduta sia stata tolta dalla presidente Boldrini immediatamente dopo aver proclamato il risultato del voto sul dl Imu-Bankitalia, i deputati M5S non sono ancora usciti dall’Aula. Le tribune stampa sono state chiuse. Dopo il voto, dai banchi di Fdi, oltre alle monete di cioccolata è stato lanciato anche un fascicolo degli emendamenti che, però, non ha colpito nessuno.

“Ghigliottina”, Violante, Casini e Fini la minacciarono. Boldrini l’ha applicata
Con il termine “ghigliottina” s’intende la scadenza oltre la quale il presidente dell’Assemblea mette comunque ai voti l’oggetto della discussione. A prescindere da dove si sia arrivati con l’esame. La presidente Boldrini ha spiegato in Aula che “non essendo stato accolto il suo invito a ritirare le iscrizioni a parlare (erano 164) non è possibile arrivare ala conversione del decreto. Per questo mi vedo costretta a procedere direttamente alla votazione. Tutte le fasi del procedimento si sono svolte, e tutti i gruppi hanno potuto esprimersi”. A quel punto ha aperto la votazione, e si è scatenato il putiferio. E’ la prima volta che accade nella storia della Repubblica che viene applicata una misura che non esiste nei regolamenti parlamentari, e che finora era stata solo “minacciata”, tre volte: nella 13esima legislatura da Luciano Violante nella seduta dell’11 maggio 2000; nella 14esima da Pier Ferdinando Casini, nella seduta del 23 luglio 2003; nella 16esima daGianfranco Fini nella seduta del 30 settembre 2009.

La “ghigliottina”, la regola che non esiste
Nel Parlamento italiano non c’è una norma che preveda espressamente la “ghigliottina” o attribuisca alle presidenze delle Camere i poteri per farla scattare. E’ previsto, invece, il contingentamento dei tempi d’esame di un provvedimento. Il che significa che esauriti i tempi prefissati si passa direttamente ai voti rimanenti senza più discussione. Ma mentre al Senato la regola del contingentamento è generalizzata e quindi, sostanzialmente, include la possibilità di “ghigliottinare” il dibattito, alla Camera, la vicenda è più complessa. Con le riforme del Regolamento del 1997 venne introdotto il contingentamento come regola generale, ma non sui disegni di legge di conversione dei decreti-legge. Fu durante la presidenza Violante che si pose il tema se – sui decreti-legge – potesse configurarsi o meno il tema della “ghigliottina” distinto dal “contingentamento”. Ci si domandò, insomma, se, all’approssimarsi della scadenza dei 60 giorni (entro cui da Costituzione il decreto dovrebbe essere convertito) la Presidenza, a prescindere dal previo contingentamento della discussione, potesse mettere ai voti il disegno di legge di conversione. E la risposta che venne data, sia durante la presidenza Violante, sia durante quella di Casini, fu affermativa. Ma nessuno applicò mai la regola. Ci ha pensato la Boldrini.

La corsa contro il tempo e la protesta dei Cinque Stelle
Per il decreto Imu-Bankitalia è stata una corsa contro il tempo. Il decreto – contestatissimo nella parte che riguarda la banca centrale – era in scadenza a mezzanotte del 29 gennaio, quindi poche ore dopo l’ok arrivato alla Camera. Se il decreto non fosse stato approvato sarebbe tornata “in vita” la seconda rata sulla prima casa. L’ostruzionismo del Movimento Cinque Stelle tuttavia era diretto alla rivalutazione delle quote della Banca D’Italia, prevista dallo stesso provvedimento. Erano 173 i deputati iscritti a parlare in dichiarazione di voto finale, per la maggior parte del Movimento Cinque Stelle. Ognuno avrebbe avuto a disposizione dieci minuti per intervenire. Se lo avessero fatto, le dichiarazioni di voto sarebbero durate 1.730 minuti (quasi 29 ore) scavallando dunque la mezzanotte quando il decreto sarebbe scaduto. A quel punto è stata convocata la conferenza dei capigruppo. Essendo intervenuti (compiutamente o consegnando il testo agli stenografi) i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, la presidenza della Camera ha potuto porre la “ghigliottina”. Gianroberto Casaleggio, oggi in visita a Montecitorio, aveva partecipato alla protesta dei deputati Cinque Stelle: “La tagliola non esiste: sarebbe una decisione extraprocedurale”.

L’ipotesi dello scorporo tra Imu e Bankitalia
Il decreto del governo, che tra le altre cose contiene la norma sull’abolizione della seconda rata della tassa sulla casa, è al centro di uno scontro parlamentare durissimo da settimane perché prevede la discussa rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, che farebbe guadagnare alle banche italiane fino a 4 miliardi. Il Partito democratico si era schierato contro l’atteggiamento del M5s. “Ci chiediamo, a questo punto, a cosa sia servita la sospensione di un’ora dei lavori d’aula che avevamo concesso con un atto di fiducia”, afferma il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Martella. “Ci aspettavamo una riflessione responsabile da parte dei deputati del M5s che, invece, si sono ripresentati in aula con proposte assurde e impraticabili”. Per dire il vero, tuttavia, durante il dibattito di oggi tutte le opposizioni (prima i Cinque Stelle, seguiti da Sel, Lega Nord, Fratelli d’Italia, ma anche Forza Italia) avevano chiesto che il governo scorporasse la parte dell’Imu (per evitare il pagamento della seconda rata) da quella – contestata – su Bankitalia. La presidente Boldrini ha chiesto all’esecutivo di prendere una decisione che però non è arrivata. Da qui la prosecuzione della protesta dei grillini. E infine la decisione della Boldrini e il voto nel caos.

Redazione
Il Fatto Quotidiano 29.01.2014

Video La disinformazione del Pd

http://www.youtube.com/watch?v=1lBHB65eZAY

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