Ma se il lavoratore (solo privato) deve avere il Tfr in busta paga, perché non lasciargli anche l’INPS affinché si garantisca una vera pensione, visto che quella dello Stato probabilmente non la vedrà mai?
Il Tfr in busta paga è come “La corazzata Potëmkin” di Fantozzi, una cagata pazzesca, una fregatura per lavoratori e imprenditori, con l’unico scopo di incrementare il gettito fiscale e strappare un giorno in più al tracollo del sistema. L’ebetino di Firenze ha vissuto solo di politica e si vede. Forse non sa che molte aziende già si indebitano per pagare le tredicesime e che contano nel Tfr per fare piccoli investimenti che rendono più sicuro il lavoro stesso dei propri dipendenti.
Per quale motivo mai inoltre gli imprenditori privati dovrebbero avere i soldi per farlo e l’amministrazione pubblica no non riesce a spiegarlo nemmeno l’ex-sindaco di Firenze.
Beppe Scienza ci illustra brevemente 7 motivi per cui questo provvedimento è solo un atto di disperazione che allontana una ripresa ormai impossibile. Beppe Grillo
Un saluto agli amici del blog di Beppe Grillo, sono Beppe Scienza, oggi parliamo delTfr, trattemento di fine rapporto, la vecchia liquidazione per intenderci, che adesso viene percepita quando finisce il rapporto di lavoro, quando si licenzia o si viene licenziati, e che invece secondo l’ultima trovata di Renzi dovrebbe, a scelta, poter essere preso subito, ogni anno o ogni mese.
Ora, la cosa non è una bella idea, non è una bella trovata! Ci sono almeno sette motivi per cui non va bene:
1.È solo una furbata;
2.Crea un’ingiustizia;
3.Danneggia piccole e medie imprese;
4.È fiscalmente svantaggioso;
5.È una scelta imprevidente;
6.Si rinuncia a un investimento sicuro;
7.È inutile per la crescita economica;
Vediamoli rapidamente uno alla volta.
Allora è solo una furbata, perché mentre gli 80 Euro elettorali di questo governo tutto sommato erano comunque soldi che arrivavano a chi li ha percepiti, arrivavano dallo Stato. Questi sono soldi che sono già dei lavoratori e che uno ha prima anziché avere dopo.
Crea una ingiustizia, perché riguarda 13 e rotti milioni di lavoratori del settore privato e non i 3,3 milioni di lavoratori del settore pubblico, quindi anche questo non è bello.
Può danneggiare le piccole e medie imprese, di fatto ci sono imprenditori che si sono scagliati contro, perché il Tfr, che è una bella idea di per sé, è il prodotto di una concertazione fatta bene a inizio anni ’80, e di fatto un risparmio forzoso ben fatto per il lavoratore, ma anche una forma di finanziamento a un tasso ragionevole, attualmente meno del 2%, per le imprese.
Purtroppo sopra i 50 dipendenti è stato tolto dalla riforma del 2007.
Ora si dice che il governo imporrebbe alle banche di finanziare le imprese che perdono questo Tfr, perché i lavoratori cercano di averlo, ma io negli ultimi tempi non ho visto governi che impongono qualche cosa alle banche, ma banche che impongono molte cose ai governi.
È fiscalmente svantaggioso anche se viene corretta l’ipotesi di tassarlo come il reddito normale, e non in maniera agevolata e ridotta come adesso è tassato il Tfr, anche se questo viene corretto è svantaggioso perché uno viene tassato subito, mentre nel caso attuale del trattamento di fine rapporto, la tassazione è solo alla fine e quindi negli anni in cui resta presso la azienda o l’INPS si capitalizza il Tfr lordo ed è un vantaggio che, tassandolo subito, va perso.
Quinto punto, spinge a scelte imprevidenti, perché spinge a spendersi subito quella che invece è come principio un tesoretto per quando si va in pensione, quindi una forma previdenziale di Tfr, il migliore istituto previdenziale, molto migliore di quella robaccia che sono i fondi pensione e polizze vita previdenziali, i piani previdenziali, tutta roba che fa guadagnare intermediari, anche sindacalisti, banche, etc., e che è da evitare, quindi il Tfr è una buona forma previdenziale, che uno così rinuncia di avere, oppure fa una funzione di ammortizzatore sociale, cioè un cuscinetto, quando uno si trova senza lavoro e ha qualche cosa che avanza.
Questo viene perso.
Sesto punto, se uno fa questa scelta poi non trova, volendo magari risparmiare un investimento tanto sicuro, perché il Tfr è tra gli investimenti più sicuri che ci siano in Italia, sia perché non scende, legato ai mercati, come i fondi pensione, sia data l’inflazione, sia perché gode di duplice garanzia, di azienda e di INPS, in caso di fallimento della azienda, ed è analogo in questo, c’è una analogia, con i buoni fruttiferi postali, che hanno due garanzie, la Cassa depositi e prestiti e lo Stato, avere due garanzie si è visto, in alcuni casi come il Caso Parmalat vuole dire molto, le obbligazioni Parmalat con duplice garanzia recuperarono il doppio circa di quelle a singola garanzia.
Settimo punto, finale, e iniziale forse, che serva per la crescita economica è molto dubbio, io tenderei a escluderlo, si è già visto che gli 80 Euro non hanno rilanciato l’economia in nessuna misura, almeno così sembra, non si vede. Qui addirittura c’è il rischio di un comportamento perverso, nel senso che si faccia anticipare il Tfr a chi è pieno di debiti e mentre chi non ha debiti non ha problemi, potrebbe spenderli non se le fa anticipare, se significa questo prende il Tfr chi deve chiudere dei buchi, allora quello anticipato anziché andare come si dice nel circuito economico, negli acquisti,nei consumi va a finire nelle casse delle banche o nelle tasche di qualche usuraio.
Per cui anche questa speranza di crescita economica sembra essere molto molto illusoria.
Passate parola.