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La supercazzola, la nuova rivoluzione permanente

riforma giustiziaLa rivoluzione non è un pranzo di gala, si sa. D’altronde difficilmente è pure la rimasticatura di parole stantie – per quanto accompagnate da una schermata – o un indirizzo di posta elettronica. Questo dappertutto tranne che nel Palazzo d’Inverno renziano, preso d’altronde come si sa. La rivoluzione, stavolta, s’è fatta sulla giustizia col valido contributo dei combattenti Orlando Andrea e Alfano Angelino, fino a ieri imbarcati sulla Potemkin. Ma niente paura, è una rivoluzione permanente. O quasi: dura due mesi. Chiunque volesse partecipare (“cittadini e operatori”) può inviare i suoi suggerimenti a “ rivoluzione@governo.it  ”, indirizzo già protagonista delle mitiche cinque giornate sulla Pubblica amministrazione guidate dall’indomita compagna Marianna Madia, già staffetta veltroniana. Tornando, com’è giusto, alla giustizia, quella giusta, il programma renziano è di quelli da sbalordire il cinico più incallito. E il premier – giustamente – ne parla con toni lirici.  CHE COSA FARÀ il governo? Ma “una consultazione” e poi, indefettibilmente, la rivoluzione. Quando? “Il 1 settembre”. Renzi usa parole che non s’erano mai sentite a palazzo Chigi: “Dimezzare l’arretrato della giustizia civile”, per dire. Poi annuncia: “A mezzanotte parte (non si sa se per la quinta o la sesta volta, ndr) il processo telematico”, che sarà  – ça va sans dire – “una rivoluzione”. Pure Orlando, che di suo non sarebbe incline a sorprendere, ci tiene a stupire: “La giustizia torni ad essere uno strumento al servizio dei cittadini”. E che dire delle linea guida della riforma in 12 punti? Forse quell’espressione che il liberale Giovanni Malagodi dedicò alla sua chiacchierata con Aldo Moro sul programma del centrosinistra: “Cenni sull’universo”. Giustizia civile? “Riduzione dei tempi”. Ma quanto? Pronti: “Un anno per concludere il primo grado”. Poi c’è l’automobilistica “corsia preferenziale per imprese e famiglie” e pure un po’ di politica giudiziaria : “Nel Csm chi giudica non nomina, chi nomina non giudica” (Renzi ci deve vedere oceaniche profondità di senso visto che l’ha ripetuto più volte). Finito? Macché. Il successivo“Csm: più carriera per merito” ha fatto tremare i polsi a più d’uno tra i presenti. Per non parlare della “responsabilità civile dei magistrati su modello europeo” o della “riforma del disciplinare delle magistrati speciali”. Poi si entra nel dettaglio, forse eccessivamente tecnico: “Norme contro la criminalità economica (falso bilancio, autoriciclaggio)”; “Accelerazione del processo penale e riforma della prescrizione”; “Intercettazioni (diritto all’informazione e tutela privacy)”; “Informatizzazione integrale del sistema giudiziario”. E la chicca finale: “Riqualificazione del personale amministrativo”. È o non è una rivoluzione?

di Marco Palombi
Il Fatto Quotidiano 01.07.2014

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