Il 16 febbrao il popolo dei gazebo si troverà a dover votare per le segreterie regionali un unico candidato sia in Toscana che in veneto e in Puglia.
Sono scomparse le primarie. Curioso che, appena preso in mano il partito, Matteo Renzi, grande architetto delle consultazioni alla base, le abbia praticamente azzerate. Il 16 febbraio, il popolo che fu rosso, dovrebbe scegliere i futuri segretari regionali del partito e i futuri candidati a sindaco (si vota in 4601 comuni). Ma non ci sono nè gli uni nè gli altri. Nei posti dove erano più di uno, si sono persi per la strada attraverso gli accordi di corridoio. Dove invece si sono tenute le primarie (Padova) hanno votato in pochi, e dove ci saranno (Modena, per esempio) c’è un sovraffollamento di candidati e correnti. In alcuni posti (Livorno) trovare un candidato è stata una sofferenza.
Da Bari a Modena, tutti renzianiUn paradosso che nella città che ancora soffre di nostalgie da socialismo reale (alla livornese, ovvio) tra le ceneri del partitone si sia fatta molta fatica a trovare il successore dell’attuale sindaco, Alessandro Cosimi. Leggende dicono che fosse stata sondata anche la giornalista Concita De Gregorio e, negli ultimi giorni, si è fatta avanti anche l’ex simpatizzante grillina, Elisabetta Batini, un lavoro importante al Fondo monetario internazionale, figlia di Beppe, grande e democristianissimo avvocato. Dopo tante sofferenze Batini ha fatto un passo indietro, non era il caso mettersi contro la macchina del Pd. Un altro timido candidato c’era anche, Luca Bussotti, già assessore di un disastroso piano della circolazione. Cosi è rimasto il candidato d’apparato, Marco Ruggeri. Sicuramente sarà il candidato, quasi sicuramente finirà in un ballottaggio e per la rossa Livorno sarebbe la prima volta. Dunque niente fiato sospeso. Ogni epoca,
probabilmente, ha un suo tempo. Colpa anche del plebiscito che Renzi ha avuto: ormai vallo a trovare uno che – in questa fase – non la pensa come il segretario. Ce ne sono in parlamento, ma quelli in lista d’attesa per occupare le poltrone, mai e poi mai si dichiarerebbero contro il segretario. Erano veltroniani, dalemiani, fassiniani, bersaniani. Dalle parti di Roma ci sono stati anche gli zingarettiani. Oggi sono tutti renziani. Stesse facce, aggettivi che cambiano. Idee sul futuro anche, inclusa la legge elettorale e i rapporti con Berlusconi. E a Firenze candidato unico, Matteo Renzi. Of course. Stessa situazione a Bari dove c’è Antonio Decaro a fare da scudiere della linea ufficiale. A Padova le primarie ci sono state e le ha vinte Ivo Rossi. Ma il flop di votanti è stato evidente: 7096 contro i 12 mila del 2009. Affollata la situazione a Modena dove i renziani hanno proposto un candidato in contrapposizione a Giancarlo Muzzarelli, assessore regionale fedele di Vasco Errani, che voleva un futuro da sindaco della sua città. Probabile che che si ritiri anzitempo, magari con promessa di altra collocazione.
Niente corsa anche nelle RegioniSenza primarie sono anche le regioni dove il Pd dovrebbe scegliere segretari. Possiamo partire dalla Toscana, terra dove il Pd (e Renzi) sono fortissimi. Il segretario regionale ha già un nome, visto che corre da solo: Dario Parrini, classe 1973, laureato all’università di Firenze con una tesi sul ruolo di Alcide De Gasperi nell’Italia degli anni Cinquanta. Già sindaco di Vinci, professione renziano. Stessa situazione in Puglia. Il futuro porta il nome di Michele Emiliano, sindaco di Bari. Aveva sulla carta un paio di avversari, che poi si sono ritirati. Verrà acclamato. Emiliano, dovrà abbandonare la magistratura (da sindaco ha goduto dell’aspettativa) e per questo ha bisogno di garanzie sul futuro. Che Renzi gli avrebbe già offerto: possibilissimo un suo ingresso in parlamento, in caso di elezioni vista la stima che gode dentro e fuori dal partito. L’elenco dei segretari votati per acclamazione si chiude col Veneto, Roger De Menech, unico aspirante. In Umbria formalmente ci sono due candidati, ma c’è aria di ritiro del contendente (Stefano Fancelli) per scarse possibilità di vittoria. Insomma, parlare di consultazione è impegnativo. Sarà un voto per acclamazione. E i motivi stanno tutti nella dirigenza del Pd. Anche quelli che si dichiaravano cuperliani o qualcosa di molto simile, sono passati sotto l’ala di Renzi. Perché Cuperlo si è dimesso e, quando è stato il momento, non avrebbe difeso i suoi all’interno del partito. Ha giocato una partita da perdente in partenza per poi sfilarsi. Le consultazioni restano congelate in Sardegna dove il problema è molto più complesso, visto che si vota il 16 febbraio per le Regionali, e in Emilia Romagna dove il candidato è quello uscente, Stefano Bonaccini, gran ciambelliere degli enti locali nel nuovo corso renziano. Ovvia la riconferma, ci mancherebbe che lui decida gli altri e non per sé. Caotica la situazione in Sicilia. Due candidati e una situazione assai complessa. Ieri, in una conferenza stampa, il segretario uscente Giuseppe Lupo ha strigliato i suoi: “Sono convinto che Renzi non sappia che in Sicilia alcuni suoi sostenitori appoggiano alle primarie per la scelta del segretario il candidato di Crisafulli e dopo quello che è stato detto proprio su Crisafulli alla Leopolda da Pif credo che Renzi debba fare chiarezza”.
di Emiliano Liuzzi
Il Fatto Quotidiano 09.02.2014