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Il 5 maggio scorso al “Che tempo che fa”, facendo persino giurin giurella, Letta prometteva: “Io mi dimetto se ci saranno tagli alla cultura, alla ricerca o all’università”.
A breve distanza, il 24 maggio, ai microfoni di Radio 24 il titolare del Ministero dell’Istruzione, Maria Chara Carrozza arringava: “O ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica, oppure devo smettere di fare il ministro”.
E poi… arriva la verità.
La tabella sui fondi destinati al Miur parlano chiaro: le previsioni in legge di Bilancio per il 2014 assegnano a istruzione, università e ricerca 23 milioni di euro in meno rispetto al 2013.
Abbiamo un mondo dell’istruzione costretto ogni giorno a convivere con scuole sporche, strutture fatiscenti e pericolanti , precarietà endemica degli insegnanti e dei ricercatori (solo per nominarne alcune tra le centinaia di problemi). La priorità assoluta sarebbe una sola: tornare a investire massicciamente in cultura e istruzione.
E infatti il Governo cosa fa? Taglia. Così l’operazione-smantellamento da anni in atto Paese può continuare, con l’obiettivo di rendere il popolo, oltre che bue, anche capra.
Ora, la parola data è la parola data, caro presidente e caro ministro. Quel che avanza sono chiacchiere.
Dunque le alternative sono due: o ammettete che fate chiacchiere e date fiato ai media a suon di slogan e finte lacrime, oppure alle dichiarazioni fate seguire i fatti.
Che fate, vi dimettete?