L’Italia recita in Europa la parte della “signorina” che minacciata da Totò si toglieva un capo di vestiario alla volta fingendo di rifiutare “E llevate ‘a cammesella“, “‘A cammesella no no no no“, rimanendo alla fine in mutande.
Il futuro dell’Unione Bancaria europea si decide in questi giorni tra Bruxelles e Francoforte. Un altro pezzo di sovranità nazionale ci abbandona senza il parere degli italiani. Cosa contano ormai gli italiani?
L’Euro ci ha sottratto sovranità monetaria, l’Unione Bancaria ci sottrarrà sovranità bancaria, la funzione primaria della banca, la tutela del risparmio. E si tratta di un diritto sacrosanto scolpito nell’articolo 47 della nostra Costituzione: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito“… Ma cosa conta ormai la Costituzione?
La nostra economia è strozzata dalla scarsa liquidità erogata da un sistema bancario che, a sua volta, è strozzato da 140 miliardi di euro di sofferenze e da una BCE sempre più minacciosa con lo “stress test” del 2014, sui bilanci bancari nei quali per la prima volta verrà inserito il rischio di titoli di Stato. Un esame che, per essere superato, costringerà le banche italiane a rastrellare miliardi di euro di nuova liquidità sul mercato.
L’Unione Bancaria aveva all’inizio due obiettivi positivi, ha fatto l’opposto. L’Unione doveva sia ricapitalizzare le banche in difficoltà per evitarne il fallimento che spezzare il legame perverso tra banche e Stati dovuto al debito pubblico nei bilanci bancari con la condivisione del rischio a livello UE. E, per inciso, le banche italiane traboccano di oltre 400 miliardi di nostri titoli.
Dopo due anni di dibattiti la vincitrice è sempre la Germania. La Merkel vuole infatti solo mettere tempo e ostacoli tra il fallimento di una banca in Europa ed il rischio che i tedeschi debbano pagarne il prezzo. La lista delle vittorie tedesche sancita nel summit della scorsa settimana a Bruxelles è lunga.
Ci sarà un fondo europeo comune per la ricapitalizzazione delle banche in crisi che verrà costituito con contributi delle banche stesse. Però… Tale contributo inizierà solo nel 2016 e sarà completato nel 2026. Alla fine di questo periodo il salvadanaio che le banche avranno costituito per tutelare loro stesse sarà di appena 55 miliardi di euro. Meno di 1% del totale dei bilanci delle banche coinvolte. Per capire l’esiguità della cifra si pensi che dall’inizio della crisi i cittadini europei, attraverso gli Stati, hanno sostenuto salvataggi bancari per circa 550 miliardi.
Cosa succederà se da qui al 2026 una banca dovesse trovarsi in difficoltà? In caso di fallimento saranno coinvolti i gli obbligazionisti (bail-in) e i depositi superiori a 100mila euro. Dopo aver applicato il bail-in minimo dell’8%, gli Stati potranno fare ricorso a fondi pubblici, ma solo dietro autorizzazione di Bruxelles.Rischiamo di non avere neppure il diritto di nazionalizzare MPS, o altre banche prossime al fallimento, ed essere costretti a venderle allo straniero per un piatto di lenticchie. E’ il modello del salvataggio di Cipro scritto ora nero su bianco. Oltretutto, l’Italia è il Paese che maggiormente in Europa colloca le sue obbligazioni bancarie presso le famiglie. Coinvolgerle nella ricapitalizzazione vuol dire condividere con loro (e non con la Germania…) il rischio di perdite. Alla finevuol dire sottrarre risparmio alle famiglie per tappare i buchi delle banche.
I Paesi in difficoltà, i cosiddetti Pigs, hanno provato ad alzare la voce. Addirittura “Gelatina” Saccomanni ha trovato il coraggio di scrivere una lettera di Natale a Bruxelles per chiedere che gli Stati in difficoltà con le banche nazionali possano attingere ai 700 miliardi di euro del fondo salva-Stati (ESM) a cui l’Italia peraltro contribuisce con 117 miliardi, metà dei quali già versati grazie nuove emissioni di titoli pubblici su cui paghiamo profumati interessi. La Germania non solo ha risposto picche. Ha anche detto che sarà possibile solo se un Paese accetterà di sottomettersi ad un piano di aiuti della Troika.
Non è cambiato quindi nulla e restiamo nello scenario del disastro greco. Hai bisogno di aiuto? Io Europa (quindi io Germania) ti presto i soldi, ma solo se mi lasci governare il tuo Paese a botte di austerità e recessione. Martin Schulz, l’amico fraterno del pdexmenoelle, presidente dell’Europarlamento, ha annunciato che Bruxelles sarà durissima su questo punto, la cui supervisione sarà affidata alla BCE con il compito di vigilare su 130 banche europee (di cui15 italiane). La vigilanza unica della BCE si applicherà solo a banche al di sopra di 30 miliardi di euro di attività su richiesta della Germania per tutelare sotto la vigilanza domestica le sue Landesbanken e Sparkasse, quasi metà del sistema bancario tedesco, quello spesso definito “zombie” per l’incapacità di reggersi in piedi senza il sostegno pubblico e proprio per questo sottratto alla vigilanza di Draghi.
Non si spiega quindi cosa celebrino i tromboni di regime nello sventolare l’accordo sull’Unione Bancaria come un successo. Saremo, peggio di prima, costretti a risolverci i problemi a casa nostra con i nostri risparmi. Perché dovremmo allora privarci del diritto di regolare e agevolare il sistema bancario nazionale senza ricevere nulla in cambio?
La morale di tutto questo è che con 400miliardi di euro di BTP nella pancia delle nostre banche se lo spread dovesse ripartire, e ci sono tutte le premesse, questa Unione Bancaria non farà nulla per evitare che la crisi si abbatta sulle nostre banche con potenziali perdite e fallimenti che dovremo comunque ricoprire attingendo alle tasse ed al risparmio nazionale. Viva l’Europa, quell’Europa che non esiste.