IL CAPPELLANO DEL CARCERE: “VINCENZO NON HA PROTEZIONI ECCELLENTI” LA GARANTE DEI DETENUTI: “PORTERÒ IL CASO ALL’ATTENZIONE DI VIA ARENULA”.
Vincenzo è figlio ’e nisciuno, figlio di nessuno, e per questo deve crepare nell’inferno di Poggioreale. Non ha protezioni e conoscenze politiche che contano, nessuno si commuove e fa dei passi per lui, nessun eccellente ministro della Repubblica alza il telefono e rassicura la sua famiglia. Per lui hanno un occhio di riguardo e di umana pietà il prete, la suora e i volontari, e un garante per i diritti dei detenuti che si sta facendo in quattro per salvarlo. Ma a Roma, al ministero che si chiama di Grazia e pure di Giustizia, non ci sono né occhi per vedere, né orecchie per sentire. Carcere di Poggioreale, Napoli, la vergogna d’Italia, il penitenziario più grande d’Europa: capienza 1350 detenuti, presenti 2800, nelle celle ne stipano fino a nove con i letti a castello a tre piani per guadagnare spazio. QUI VIVE Vincenzo, condannato per omicidio. La sua è una famiglia piccolo borghese della Napoli dignitosa. La casa, uno stipendio e tre figli da far studiare. Uno diventa impiegato, la femmina ingegnere, Vincenzo non ha la testa per lo studio e fa il commesso. Una sera viene coinvolto in una rissa, reagisce e ammazza un ragazzo. Legittima difesa, dirà al processo. Lo condannano per omicidio e lo sbattono a Poggioreale. Qui Vincenzo scopre che ha una grave forma di tumore al midollo spinale. La spina dorsale fuori uso, il corpo che non ne vuole sapere di reagire, le gambe che non ce la fanno più. Finanche il collo non si tiene su da solo se non è bloccato da un collare. Vincenzo vive così, in carcere, dal 2009 e ogni anno che passa è peggio; ora cammina con le stampelle e a fatica, ha perso 60 chili, è depresso perché non ne può più e pensa di essere stato abbandonato da tutti, anche dalla famiglia. Suor Lidia, una volontaria, parlò del suo caso a Giorgio Napolitano lo scorso 29 settembre, quando il capo dello Stato visitò il penitenziario. Dicono che il presidente si sia commosso. Ma da allora non si è mossa una foglia: Vincenzo vive ancora in una cella insieme ad un altro detenuto, ma non nel centro clinico del carcere.TUTTE LE ISTANZE di scarcerazione sono state respinte: Vincenzo si può curare a Poggioreale, dicono i giudici. “Siamo di fronte ad un caso drammatico – ci dice la dottoressa Adriana Tocco, garante dei detenuti della Campania – i giudici ritengono che Vincenzo sia curabile in carcere, ma bisogna valutare le possibilità reali del-l’istituto e non quelle teoriche. Le norme in materia di scarcerazioni o misure alternative per i detenuti malati vanno cambiate, sono troppo generiche quando parlano di infermità gravi del detenuto al quale il giudice ha facoltà o meno di concedere misure alternative per curarsi. Bisogna che la norma sia esplicita e punti alla scarcerazione obbligatoria e per casi di tumore, per detenuti sottoposti a dialisi e cure particolari”. Vincenzo deve fare cure riabilitative in centri che abbiano anche la piscina. “Ha fatto già dieci terapie – racconta la dottoressa Tocco – ma in centri esterni e a spese della famiglia, perché non esiste un carcere attrezzato”. Per ogni cura, ci dice don Franco Esposito, il cappellano di Poggioreale, “la famiglia paga 40 euro, e tanti soldi spende anche lo Stato, perché Vincenzo deve essere spostato e scortato dagli agenti”. “La verità – dice il sacerdote – è che il carcere è disumano, Vincenzo è un ragazzo che sta subendo una vera e propria tortura, la sua dignità e quella di altri detenuti in condizioni di salute gravissime, è sacrificata al dio della sicurezza. Soffre lui e soffrono gli innocenti, la sua famiglia che lo vede morire giorno per giorno”. “Nelle prossime ore porterò il suo caso all’attenzione della ministra Cancellieri”, assicura la garante per i diritti dei detenuti.CARCERATI lontani dalle famiglie, malati, “che restano in cella nonostante le dichiarazioni di incompatibilità certificate dai medici delle strutture”, rivela la dottoressa Tocco al Corriere del Mezzogiorno, il primo giornale a sollevare il caso di Vincenzo. “Non c’è giustizia – commenta don Franco Esposito – è il carcere che è fuori legge, questo modo di tenere le persone chiuse è criminale. E Vincenzo, povero lui, non ha protezioni eccellenti, fino a questo momento, nessun ministro si è mosso a pietà”.
di Enrico Fierro
Il Fatto Quotidiano 15.11.2013