La storia della struttura mai aperta di San Bartolomeo in Galdo, dal libro “La Mangiatoia”. Così la Sanità è diventata il più grande affare d’Italia.
Bene, dopo mezzo secolo, quell’ospedale non è stato ancora aperto. Però ci è costato 25 milioni di euro. L’incompiuta più antica d’Italia. Ha una superficie di 2000 metri quadrati su tre piani, è arredato, è attrezzato con apparecchiature, è predisposto per avere un piccolo eliporto. Ma è chiuso.Nel primo progetto, quello degli anni Cinquanta, erano previsti reparti di Cardiologia, Emodialisi, Riabilitazione, Ostetricia, Pediatria, Ortopedia, Rianimazione, Day Hospital, Terapia intensiva, Radiologia. Un totale di 133 posti letto. Col tempo sono diventati 90, poi 20. Senza mai accogliere un paziente, ovviamente. Tutto sulla carta.
Oggi l’unico spazio aperto di questa megastruttura è un Psaup, un centro di primo soccorso, con un medico, un infermiere e un autista, inaugurato all’inizio del 2013 e costato la bellezza di 2,5 milioni di euro in strumenti e impianti. Badate bene, un Psaup non è un Pronto Soccorso. Per i codici rossi, per le emergenze vere, tocca comunque farsi ancora 45 minuti di macchina fino a Lucera, come mezzo secolo fa. La montagna ha partorito una pulce.Eppure questa cattedrale che è stata costruita, ristrutturata, rivista, modificata per cinquant’anni di seguito, come la famosa tela di Penelope, che ha succhiato fondi al ministero dei Lavori pubblici, alla regione Campania, alla Cassa del Mezzogiorno, al Cipe, non è stata del tutto inutile. A qualcosa è servita. Per esempio ad assumere, a metà degli anni novanta, 3 primari, 1 aiuto di medicina generale, 4 assistenti, 2 biologi, 3 tecnici di laboratorio, 3 animatori di comunità, 20 ausiliari specializzati, 2 assistenti sociali e un assistente per il Sert e ben 52 infermieri professionali.
Ecco spiegato il grande interesse per quell’ospedale dell’allora giovane deputato della Dc Clemente Mastella, nato nella non lontana Ceppaloni. Che venisse realizzato o no, era comunque un serbatoio di voti da intercettare e sfruttare. Giravano appalti da centinaia di milioni di lire e posti di lavoro. Solo così si comprende la solerzia con cui Mastella inviò da Roma il 23 ottobre 1985 un telegramma al sindaco di San Bartolomeo, Raffaele Sepe, informandolo e complimentandosi per il fatto che il ministero per il Mezzogiorno avesse appena firmato un decreto per 3,6 miliardi di lire a favore della struttura.
La storia del San Pio è la riproduzione plastica di quanto la politica, a tutti i livelli, consideri la sanità non un fine, ma un mezzo per accrescere il consenso, per cavalcare campagne mediatiche, per elargire favori, distribuire nomine e sistemare famiglie, in cambio naturalmente di voti elettorali. In Italia si contano 132 strutture sanitarie inutilizzate in 16 regioni. Siamo il paese degli “ospedali fantasma”.
La Repubblia.it