Il recente intervento del direttore generale della RAI Luigi Gubitosi in Commissione per la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi fornisce un quadro desolante. Ricavi pubblicitari crollati, investimenti insufficienti, carriere scollegate dal merito. In questa situazione la RAI si permette un plotone di 622 dirigenti per 11.378 dipendenti, uno ogni 18 (dato fine 2011, pari a più della somma di Mediaset (6.126), Sky Italia (3.995) e Ti Media (709))!. Di questo plotone ben 322 sono “giornalisti dirigenti“, una figura mitologica.
Dalla relazione di Gubitosi:
– I 300 dirigenti Rai (incluso il direttore generale) sono distribuiti nelle seguenti fasce di reddito:
3 >500K
1 400K-500K
4 300K-400K
34 200K-300K
190 100K-200K
68 <100K
– I 322 giornalisti dirigenti si dividono nelle fasce seguenti:
1 >500K
3 400K-500K
3 300K-400K
24 200K-300K
273 100K-200K
18 <100K
– Il consuntivo 2012 della pubblicità è stato di 745 milioni di euro, in diminuzione di 220 milioni rispetto al 2011 e di 255 milioni rispetto al budget; e, sempre nel 2012, i grandi eventi sportivi hanno comportato un costo di 143 milioni di euro
– In termini dimensionali la RAI è rimasta la stessa dell’inizio degli anni 2000 e la struttura organizzativa è solo parzialmente variata dopo la ristrutturazione del 2004
– I progressi di carriera, per troppi anni, non sono stati determinati da valutazioni di competenza e merito ma, al contrario, hanno subito influenze esterne
– Le nomine – non solo apicali ma anche quelle intermedie – sono state decise sulla base di criteri di appartenenza e di fedeltà
– Come quando in alcuni gruppi tribali o familiari ci si sposava tra consanguinei indebolendo il sistema immunitario, così è successo negli ultimi anni nell’alta dirigenza RAI
– Una età anagrafica molto alta caratterizza l’azienda. Oltre 2/3 dei giornalisti RAI ha oltre 50 anni, 278 sono oltre i 60 anni, il 96% è sopra i 40 anni. Non abbiamo giornalisti al di sotto dei 30 anni.
Il quadro è sostanzialmente lo stesso per operai e impiegati
– La somma dei due fattori – caduta ricavi pubblicitari e costo grandi eventi sportivi – avrebbe provocato da sola una perdita maggiore di quella consuntivata (194 milioni di euro senza includere 51 milioni di oneri straordinari relativi prevalentemente agli oneri per l’incentivazione agli esodi) la cui minore entità è dovuta ad azioni di contenimento sui costi esterni
RAI, di tutto, di più!