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F-35, Pd “pacifista” ma per non spaccarsi

EpifaniIl gigantesco e costosissimo programma di acquisto degli F 35 può essere bloccato dal Parlamento. Da quando oltre una decina di anni fa si cominciò a parlare della possibilità di dotare le forze armate italiane di quegli aerei costruiti dall’americana Lockheed Martin, per la prima volta e dopo numerose battaglie di cittadini e movimenti, c’è la possibilità concreta che l’ordine possa essere cancellato o almeno sospeso con un voto in aula della Camera in programma per oggi. Tutto dipenderà dall’orientamento del Pd, anche su questo argomento profondamente diviso tra un’ala, diciamo così, “filomilitarista” che fa capo alla sottosegretaria alla Difesa, Roberta Pinotti, convinta che i ripensamenti siano sostanzialmente inutili. E una componente di contrari e dubbiosi che potrebbe essere definita “pacifista”, impersonificata da Pippo Civati e dal governatore della Toscana, Enrico Rossi, consapevoli che gli impegni per gli F 35 furono in passato assunti anche dai governi di centrosinistra in maniera assai sbrigativa, mentre oggi è assai arduo continuare a sostenere a spada tratta una spesa di 12-16 miliardi di euro per aerei nati con mille difetti. In un momento di gravissima crisi per di più, sottraendo i fondi agli investimenti per il welfare, la scuola, la salute, le strade.

Se il Pd decidesse di trovare un orientamento comune con il Movimento 5 Stelle e Sel, contrarissimi all’acquisto dei cacciabombardieri, i voti in aula sarebbero più che sufficienti e il gioco sarebbe fatto: il governo non potrebbe non tenere politicamente conto dell’orientamento espresso dal Parlamento e tutta la faccenda degli F 35 si incamminerebbe verso l’archiviazione. I grillini e Sel più una ventina di deputati Pd hanno presentato da tempo una mozione contro gli aerrei, ma il resto del Pd, o almeno parti significative di esso, non se la sentono di confluire su questo testo considerato “ingenuo”, sbrigativo e tranchant.

FORSE tra i democratici pesa anche una componente di orgoglio di bandiera, non volendo dare all’esterno l’impressione di stare a rimorchio dell’iniziativa parlamentare di Sel e 5 Stelle. Secondo i piddini cancellare un programma di armamento significativo con una semplice mozione parlamentare non sarebbe opportuno. Meglio rimettere tutto in ballo, ridiscutendo in Parlamento da cima a fondo i pro e i contro dell’operazione F 35, usando a questo scopo ciò che prevede l’articolo 4 della riforma della Difesa approvata il 31 dicembre dell’anno passato. Quell’articolo introduce una novità importante per gli investimenti militari e le spese di una certa rilevanza per comprare nuovi sistemi d’arma. Prima dell’approvazione della riforma il voto espresso dal Parlamento sull’acquisto di nuovi armamenti era semplicemente consultivo. Il governo poteva ignorarlo. Da quella data è diventato invece vincolante.

 

Facendo leva su questa novità, ieri il Pd ha preparato in extremis una mozione il cui contenuto è stato discusso dal gruppo fino a tarda sera. I deputati di Sel e forse anche quelli del M5S sono disposti a far confluire il loro voto su questo testo a patto che in esso sia espressa chiaramente la volontà di sospendere il programma di acquisto degli F 35. Se la mozione fosse, invece, un espediente da parte del Pd per mascherare le proprie divisioni interne prendendo tempo e rinviando ogni decisione ad un generico dibattito in commissione sul tema, allora difficilmente Sel e 5 Stelle ci starebbero.

 

DICE, PER ESEMPIO, Giulio Marcon, capogruppo di Sel in commissione Difesa: “Guardiamo con attenzione la decisione del Pd di presentare una nuova mozione e di ridiscutere tutto il programma degli F 35, a patto che sia esplicitato chiaramente il concetto che nel frattempo il programma è sospeso. Se la mozione, invece, rimandasse solo genericamente a ciò che dice il nuovo testo della riforma della Difesa senza prevedere impegni stringenti sulla sospensione dell’acquisto degli aerei, beh, allora non saremmo d’accordo». Stando così le cose, è evidente che è tutta nelle mani del Pd la possibilità di bloccare il programma F35, una delle spese militari più discusse e contestate della storia della Repubblica.

di Daniele Martini
Il Fatto Quotidiano 25.06.2013

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