INDECISI TRA ABOLIZIONE E RINVIO, I MINISTRI PRENDONO TEMPO NULLA ANCHE PER CASSA INTEGRAZIONE E TAGLIO AGLI STIPENDI.
“IL CONSIGLIO dei ministri ha fatto un avvio della discussione”, dice in tv il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, che lascia palazzo Chigi dopo una quarantina di minuti per andare a Otto e Mezzo, su La7, dove evita con cura di dare dettagli. Annuncia che di Imu si tornerà a parlare nel ritiro nel convento toscano voluto dal premier Enrico Letta, in teoria solo per “fare spogliatoio”. Ma servirà anche a recuperare un po’ di tempo perduto. Eppure alle sette di sera, mentre Letta apriva il Consiglio dei ministri dopo aver incontrato il segretario di Stato americano John Kerry, da palazzo Chigi dicevano: tutto a posto, due decreti, uno per l’Imu e la cassa integrazione, uno per gli stipendi dei ministri, il cui risparmio sarà simbolicamente usato come (piccola e parziale) copertura per aiutare i lavoratori in difficoltà. Ma poi tutto si è complicato.
La versione ufficiale è che tra i ministri c’è una “piena intesa sugli obiettivi” ma poi la discussione si è bloccata su alcuni dettagli tecnici. Il danno di immagine prodotto da questi dettagli è però evidente, Roberto Maroni, segretario della Lega Nord, scrive subito su Twitter: “Prima promessa mancata del governo”. Lo stallo non è soltanto nei cavilli da ragioneria dello Stato, è anche politico. Il governo Letta non scioglie un dubbio: la sospensione della rata a giugno, ormai sicura, è soltanto un rinvio oppure una cancellazione? La risposta è decisiva, sia per il Pdl – che vuole abolire l’Imu sulla prima casa – ma anche per gli effetti economici della misura: soltanto se gli italiani saranno sicuri che a dicembre, con la seconda rata, non ci sarà una stangata pesante cominceranno a spendere un po’, facendo salire i consumi. La linea ufficiale resta che nel discorso programmatico Letta ha parlato di sospensione e quella sarà. Ma il Pdl non si rassegna.
Gli ostacoli sono comunque molti: i Comuni vogliono essere sicuri di ottenere comunque i 2 miliardi che dovevano incassare dall’Imu, il Sole 24 Ore ha iniziato una campagna per chiedere che anche i capannoni industriali ottengano uno sgravio, o che almeno non venga addossato a loro il peso dell’Imu tolta alla prima casa, e c’è anche una questione relativa ai terreni agricoli, anch’essi gravati dall’Imu. Dice Saccomanni: “Ci sono alcune cose che stiamo esaminando che riguardano per esempio certi immobili agricoli utilizzati come abitazione anche se fanno parte di impresa agricola”. Pare che il problema sia così complesso da aver richiesto ulteriori approfondimenti.
TUTTO RINVIATO, così come la cassa integrazione in deroga: “L’importo lo vedremo nei prossimi giorni”, si limita a dire Saccomanni, che ricorda come la copertura sarà trovata “usando fondi già stanziati nel-l’ambito del bilancio del ministero del Lavoro, fondi che non sono stati impegnati” (in gran parte relativi alla formazione aziendale). E comunque sarà una copertura “parziale”, in attesa di una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali che il ministro del Welfare Enrico Giovannini annuncerà a breve.
Il governo Letta sta cercando di fare quello che gli riesce meglio: prendere tempo. Bisogna arrivare al 29 maggio senza sbavature, senza tradurre nei conti pubblici quelle promesse un po’ eccessive che il premier ha dovuto fare nel discorso di insediamento. Quel giorno la Commissione europea deciderà l’ormai scontata chiusura delle procedura d’infrazione per deficit eccessivo aperta nei confronti dell’Italia nel 2009: con un deficit sotto il 3 per cento, l’Italia può tornare nella lista dei Paesi virtuosi. Da quella posizione, Letta lo ha già annunciato, cercherà di rinviare l’aumento dell’Iva di un punto già previsto per luglio (vale 2 miliardi nel 2013 e poi 4 dal 2014 in poi), chiedere fino a un miliardo di fondi europei per combattere la disoccupazione giovanile, co-finanziati con risorse italiane. Saccomanni ha spiegato anche che, una volta fuori dalla procedura, si potranno usare altri 10-12 miliardi di fondi europei (anche questi da co-finanziare con altrettani miliardi dallo Sato italiano) che non finiranno nel deficit ma saranno considerate come investimenti. Sbagliare i tempi e stabilire spese eccessive prima del 29 maggio potrebbe compromettere tutta la strategia europea.
Per la fortuna di Letta il Pdl pare deciso a far durare il governo, almeno per un po’, e sta approfittando delle disavventure giudiziarie di Silvio Berlusconi per svicolare dallo stallo che si era creato con l’ultimatum “o Imu o morte”. Ormai anche Renato Brunetta, il bellicoso capogruppo Pdl, ha diradato le dichiarazioni in materia. Ma quando ci sarà la decisione ufficiale di Letta sull’Imu, che non recepirà tutte le richieste del centrodestra, già si prevedono strepiti.
Il Fatto Quotidiano 10.05.2013