Il riciclo della plastica è tanto importante quanto ancora abbastanza sconosciuto dal punto di vista statistico. Questo perché tutti gli studi effettuati fino ad oggi hanno riguardato solo i rifiuti di imballaggio provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
Un vuoto di informazioni colmato per la prima volta dal Libro Bianco “Il Riciclo della Plastica” elaborato dal Consorzio Carpi (Consorzio autonomo riciclo plastica Italia) in collaborazione con Mattia Cai del Dipartimento Territorio e Sistemi Forestali dell’Università di Padova e interamente dedicato al mercato del riciclo dei rifiuti in plastica speciali. È grazie a questa ricerca che è stato possibile avere un quadro completo dei flussi di materie plastiche nell’economia Italiana, della loro composizione, della destinazione dei rifiuti e dei materiali prodotti dal loro riciclo.
E non solo. Lo studio ha inoltre evidenziato le principali problematiche di natura economica con le quali gli operatori della filiera del riciclo devono fare i conti e ha esaminato il ruolo svolto dai processi di recupero e riciclo della plastica per lo sviluppo dell’economia italiana.
In particolare, le imprese del settore possono essere suddivise in quattro settori: i raccoglitori, i riciclatori, i produttori e i sostenitori. Dai dati emerge che, con circa 180 kt di rifiuti di plastica da imballaggio riciclate, nel 2011 il Consorzio ha prodotto circa metà del riciclo indipendente di questo genere di materiali in Italia: i suoi raccoglitori hanno gestito invece circa 250 kt di rifiuti provenienti soprattutto dal territorio italiano.
Sono i rifiuti di imballaggio post-consumo a rappresentare il valore principale dei volumi complessivamente trattati dal Consorzio. Seguono i rifiuti di beni di plastica e gli scarti di produzione industriale mai diventati prodotti finiti e più comunemente chiamati rifiuti pre-consumo o “da diretta”. Non mancano i dati riguardanti il numero di occupati in Italia nel settore della gestione dei rifiuti, poco più di 135 mila nell’anno 2010. Circa 23 mila quelli invece del comparto del recupero e della preparazione per il riciclaggio. Uno degli obiettivi dello studio è cercare di far comprendere che dall’attività e dal successo delle aziende dei rifiuti dipendono anche le imprese che ad esse forniscono materie prime, servizi e macchinari: un meccanismo che determina l’occupazione. Succede infatti che, per ogni posto di lavoro creato in maniera diretta nel settore della gestione dei rifiuti, altri 1,74 posti di lavoro vengono creati in maniera indiretta.
Nello specifico, come emerge dai dati del consorzio Carpi, l’occupazione indiretta legata alla filiera del riciclo della plastica sarebbe di 3.280 unità: un dato che si traduce in circa 5.160 posti di lavoro. Infine, se si tiene conto degli effetti indotti (1,45 occupati indotti per ogni occupato diretto), il totale sale a poco più di 7.900 occupati.
Redazione
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