Lioni e Montella guidano il fronte di opposizione alla nuova pianificazione locale.
Il declassamento della ferrovia “metterebbe a serio rischio la salvaguardia delle componenti dell’infrastruttura”, scrisse allora Pietro Mitrione. “Nell’ottica della sostenibilità e della tutela ambientale e del paesaggio, non possiamo permettere che nostre decisioni oggi comportino perdite per le generazioni future, cosa che si verificherà trasformando in pista ciclabile, non riconvertibile nuovamente in linea ferroviaria, un’infrastruttura così importante che oggi miopi visioni politiche non riescono a cogliere ma che potrebbe essere così considerata in futuro”.
L’obiettivo delle amministrazioni è recuperare un “uso della ferrovia a fini turistici e di trasporto passeggeri, eliminando le piccole fermate intermedie, con la programmazione di corse feriali veloci tra le stazioni di Avellino, Montella, Lioni, Calitri e Rocchetta”, con l’obiettivo di “favorire una collaborazione logistica ed economica tra pubblico e privati”. Per le amministrazioni, che stanno definendo progetti integtrati di sviluppo turustico, “la presenza di borghi storici e delle diverse bellezze presenti in Irpinia, ma anche la presenza di aziende e scuole”, spiegano, consentirebbe alla ferrovia di offrirsi come mezzo privilegiato “per raggiungere luoghi di interesse turistico e posti di lavoro e commerciali”. La battaglia dei Comuni è solo all’inizio, mentre in tanti già pensano a riproporre alla Regione Campania la necessità di rifinanziare il “treno dei castelli”, cancellato dalla Giunta Caldoro nel 2010.
Redazione
Ottopagine 04.04.2013