Dal 1998, il 14 marzo è divenuto in tutto il mondo sinonimo di impegno a favore della salvaguardia dei fiumi e di lotta contro le grandi dighe.
Anche quest’anno la giornata di mobilitazione globale prevede oltre 120 eventi e manifestazioni organizzate in 34 paesi, come riporta il sito web dell’organizzazione statunitense International Rivers, tra le realtà promotrici dell’iniziativa e da anni in prima fila nella battaglia per impedire la realizzazione di mega impianti idroelettrici che rovinano l’ambiente e la vita di migliaia di comunità locali. I casi eclatanti e molto controversi ormai non si contano più. Si va dallo sbarramento di Ilisu nel cuore del Kurdistan turco, al mega impianto sul Nilo (la Grand Renaissance Dam) voluto dal governo etiope, fino ai numerosi progetti in America Latina, dove forte è il coinvolgimento dell’italiana Enel in maniera diretta o tramite la sua controllata Endesa. Particolarmente significativa la storia della diga di El Quimbo sul fiume Magdalena, nella regione colombiana di Huila. Le comunità della zona sono convinte che la diga rappresenterà una catastrofe per la sua economia. Denunciano che una volta completata la centrale, la conseguente inondazione di 8500 ettari di territorio provocherà l’allagamento di più di 2000 ettari di terre fertili nei municipi di Gigante, Garzón e Agrado (con, come corollario, la disgregazione di otto imprese agricole in piena produttività), la cancellazione delle vie di comunicazione che collegano le comunità, lo sfollamento di 1466 persone e la perdita di almeno 2mila posti di lavoro, di produzione agricola e della sicurezza alimentare per circa 3000 persone. Come se non bastasse finiranno sott’ acqua 842 ettari di foresta amazzonica, mentre l’istituto colombiano di geologia ha dichiarato ad altissimo rischio sismico l’intera zona. Tutti ottimi motivi per sfruttare al meglio la giornata del 14 marzo. In tutta la Huila, ma anche in altre località del Paese, si terranno manifestazioni e convegni per denunciare gli impatti del progetto. Asoquimbo, il raggruppamento che riunisce le organizzazioni che si oppongono alla diga, ha sottolineato come da un lato la forte e diffusa protesta e dall’altro i tanti ricorsi alle autorità competenti stiano portando i lavori di realizzazione dell’opera a una fase di stallo totale.
Sono infatti in corso indagini da parte della Corte dei Conti, che sta cercando di acclarare se El Quimbo causerà delle ingenti perdite patrimoniali per lo Stato colombiano. Inoltre, tra le varie forme di protesta ce n’è una quanto mai singolare: quella della scheda bianca. Qualora la maggioranza dei votanti alle prossime elezioni della Huila consegnasse la scheda intonsa, le elezioni stesse sarebbero dichiarate nulle. Un’ulteriore segnale contro la classe politica locale, a favore del progetto e per questo coalizzatasi per esprimere un unico candidato per la consultazione elettorale. Una vittoria del “voto blanco”, come si aspetta Asoquimbo, imporrebbe la necessità di un dialogo incentrato sulle richieste di giuste compensazioni per le persone che hanno subito conseguenze negative a causa dei primi lavori e di tutela del territorio. Istanze che nel mondo ormai accomunano milioni di persone fermamente schierate contro le grandi dighe.
di Luca Manes per Re:Common