Vi sono scene nella vita che non vorresti vedere mai. E che invece, puntualmente, ti trovi a dover vedere, in bilico tra incredulità e sgomento. Scene che ti paiono surreali e che, invece, accadono realmente, come nel peggiore dei film distopici.
Una di queste scene l’abbiamo vista, pochi giorni or sono, a Roma: nell’adunata oceanica del Partito democratico a Roma in difesa del “Sì” alla Riforma della Costituzione voluta da JP Morgan e dal signor Obama.
La scena era a tutti gli effetti orwelliana. Vedere gente e “militonti” che cantavano “bella ciao” con le bandiere del Pd e che inneggiano alla riforma della Costituzione è stato paradossale: aveva un non so che di kitsch. Soprattutto, faceva sorgere spontanea una domanda nell’osservatore esterno, in colui che non era lì nel calore della piazza inebetita: ci crederanno davvero? Saranno veramente in buona fede costoro che cantano a squarciagola “bella ciao”, “e ho trovato l’invasor”?
Saranno davvero inconsapevoli del fatto che “l’invasor” a cui allude Bella Ciao si chiama oggi Unione europea, Usa, capitale finanziario, JP Morgan, ossia tutto ciò che il Pd supinamente appoggia e strenuamente difende? Saranno sinceramente ignari del fatto che il Partito democratico, con la sua “riforma” (leggi “rottamazione”) della Costituzione, sta favorendo in ogni modo “l’invasor”, che è anzi esso stesso colui che ha dettato le linee guida della suddetta “riforma” (cfr. JP Morgan, 2013)? Davvero non hanno capito che il Partito democratico sta oggi uccidendo una seconda volta i partigiani, dal cui sangue nacque la Costituzione che fino a ieri il Pd e i suoi vassalli cantavano come “la più bella del mondo”?
La storia insegna, ma non ha scolari, diceva qualcuno. Dal canto suo, Kant spiegava che l’evento della Rivoluzione francese è capace di destare entusiasmo anche nello spettatore disinteressato. L’evento della massa che canta “bella ciao” e difende una riforma che uccide la lettera e lo spirito dell’esperienza da cui nacque “bella ciao” non desta certo entusiasmo: al contrario, genera un misto di vergogna, compassione e orrore.
di Diego Fusaro