L’ingegnere Cione dopo la sentenza
Non è cambiato praticamente nulla sul parcheggio multipiano con l’ultima sentenza del Consiglio di Stato. A sostenerlo è l’ingegnere Gelsomino Cione, uno dei proprietari dei terreni su cui insiste il cantiere. Nonché colui che, insieme ad altri, ha sollevato molti anni fa la questione, portandola fino al Tribunale Amministrativo e al centro di roventi polemiche in paese. Un progetto da circa un milione di euro, di cui 400mila e rotti a carico della regione.
Il sindaco Pasquale Farina ha esultato qualche giorno per il pronunciamento di inizio ottobre, che ha accolto il ricorso del comune alla sentenza del Tar.
Cione dunque interviene per puntualizzare alcuni aspetti. Innanzitutto, i lavori non potranno comunque eseguirsi. Vige infatti ancora il sequestro di cantiere e progetto, attuato nel 2013 per mancanza di pareri, autorizzazioni, non rispetto di norme su antincendio e barriere architettoniche. Senza contare la non corrispondenza di alcune distanze dai grafici progettuali e, infine, la difformità dal Puc. Da qui, il processo a carico di due dipendenti comunali e dell’allora Rup, a giudizio per falso reiterato.
Il comune, continua Cione, <<ha chiesto nel 2014 il dissequestro, senza ottenerlo; il Tribunale infatti ha fatto sapere che i gravi indizi di colpevolezza non erano per nulla superati>>.
Poi, arriva la sentenza Tar nel 2015, che accoglie i ricorsi dei proprietari terrieri. Riconoscendo la violazione degli indici urbanistici del Puc: <<Il comune aveva anche previsto una clausola di salvaguardia in caso il Tar avesse annullato gli atti>>. Ma, continua Cione, <<ha preferito fare appello al Consiglio di Stato>>. Quest’ultimo però <<non ha mai detto che la difformità del progetto dal Puc non esiste più. Quella resta>>.
In realtà, i giudici hanno accolto il ricorso del comune per mere questioni formali, riconoscendo soltanto che i rilievi dell’ingegnere e di un altro cittadino al Tar, sono stati mossi in ritardo: <<Anche perché non ho mai avuto la possibilità di poter visionare gli atti relativi al progetto. Le difformità si intuivano dalle pochissime carte a disposizione. Penso che, al di là di tutto, questo sia il punto più scandaloso dell’intera vicenda. Un atteggiamento, da parte dell’amministrazione, che rileva una quasi assenza dello stato di diritto>> insiste Cione.
Che, chiudendo, ricorda inoltre: il finanziamento (400mila euro circa) è a forte rischio, in quanto ormai da molti anni non ci sono altri atti prodotti sulla questione parcheggio.
Tutto, quindi, per Cione, rimarrà fermo così com’è, almeno fino a quando il processo per falso reiterato non si sarà concluso.
Redazione
Il Quotidiano del Sud 24.10.2016